«Non è che mi sono sentita seguita avvocato. E' che sono stata seguita. E ad un certo punto mentre ero in auto, uno scooter si è affiancato alla mia macchina, c'era Gianfranco Mastracci. Sa perchè l'ho riconosciuto? Per un tatuaggio sul viso». Una testimone all'epoca dei fatti fidanzata con una parte offesa del processo per il voto di scambio in aula rievoca i ricordi.
Ricostruisce il periodo storico quando risponde alle domande del pm Luigia Spinelli e delle difese. Dice che molte cose le ha rimosse perchè ha vissuto un brutto periodo della sua vita. Ci sono dei particolari che li ha ben focalizzati. Il riferimento è ad una circostanza: la «fuga» del suo fidanzato vicino Latina per sfuggire a Gianfranco Mastracci imputato nel processo Alba pontina che si è concluso in Cassazione.
Il tossicodipendente di Latina aveva un debito di droga con Mastracci ed è stato minacciato pesantemente. Si era nascosto anche nel cofano dell'auto per compiere un tragitto che riteneva a rischio. Una circostanza emersa nel corso del processo e in occasione della testimonianza di una delle due donne che hanno descritto il clima di terrore. La persona offesa, la cui deposizione è certamente importante invece in aula non si è presentata e arriverà per lui una multa. I giudici hanno disposto l'accompagnamento. Nel corso dell'audizione hanno deposto poi tre investigatori della Squadra Mobile che si erano occupati delle indagini scattate a seguito di una perquisizione in casa di Angelo Morelli. Il controllo risale al giugno del 2016 e in quella circostanza gli investigatori avevano trovato una cartellina con l'elenco di alcuni candidati al consiglio comunale di Latina tra cui anche Roberto Bergamo e degli appunti con dei numeri accanto ad alcuni nominativi scritti a matita. I difensori di Morelli, gli avvocati Giancarlo Vitelli e Italo Montini hanno messo in rilievo che non è stata eseguita una perizia su quei documenti.