Accuse confermate davanti ai giudici della prima sezione della Corte d'Appello di Roma per Antonio «Patatino» e Ferdinando «Prosciutto» Di Silvio. I reati ipotizzati sono quelli di rapina ed estorsione. Al termine della camera di consiglio durata oltre tre ore, i giudici hanno emesso la sentenza: sono stati condannati rispettivamente a sette anni e sei mesi e tre anni e sei mesi. Rispetto alla sentenza di primo grado, l'accusa ha retto in pieno così come le condanne tranne una riduzione di sei mesi per entrambi gli imputati. I magistrati hanno escluso l'aggravante dell'uso dell'arma. Il collegio difensivo composto dagli avvocati Sandro Marcheselli, Maurizio Forte, Luca Amedeo Melegari e Alessandro Diddi, una volta depositate le motivazioni aveva impugnato la condanna emessa dal gup Giuseppe Cario. Nel ricorso le difese avevano puntato anche sulle accuse non confermate dalle parti offese, relative a quello che era emerso nel corso di un incidente probatorio. In quell'occasione il pubblico ministero aveva chiesto di far ascoltare la madre di una delle vittime che in aula ha ricostruito i fatti; per il pm Marco Giancristofaro si era trattato di una prova concreta che ha avuto un peso poi nella sentenza. Erano stati gli agenti della Squadra Mobile di Latina a fare piena luce su quello che era accaduto la sera del 27 agosto del 2020.
Le indagini erano scattate a seguito della denuncia della madre di un giovane del capoluogo: aveva dichiarato che il figlio era stato minacciato dopo aver contratto un debito di droga aggiungendo che una sera aveva subito una irruzione in casa. Schiaffi al collo, pugni e una pistola puntata alla testa, è questa la ricostruzione degli inquirenti che avevano sottolineato anche: «Il forte potere di intimidazione», dei due fratelli, figli di Romolo Di Silvio, tra i personaggi più influenti del clan.