L'ex rivendita di laterizi Corafa irriconoscibile, da rudere a complesso vip, due palazzine per complessivi 64 appartamenti dove molte prescrizioni di legge sono state dribblate. Questo è ciò che contiene il provvedimento di sequestro notificato dalla seconda squadra unità navale della Guardia di Finanza di Terracina insieme alla squadra operativa di Gaeta, coordinate dal capitano Aurelio Borgese. I due palazzi sono stati costruiti dalla «G.D.G. Immobiliare srl» sulla base della legge sulla rigenerazione urbana, che però, secondo il provvedimento, sarebbe stata violata in più punti. Intanto le norme in materia consentono un abbattimento con ricostruzione e possibile aumento di cubatura che può raggiungere un massimo del 20% ma in questo caso si doveva scendere al 10% poiché l'immobile demolito non aveva destinazione d'uso abitativo, era infatti un sito produttivo; inoltre la Finanza dai sopralluoghi effettuati ha rilevato un'altezza delle palazzine di 15,2 metri, mentre il massimo era di 11,5 e su questi si poteva fare l'aumento del 10% , mentre sulla maggiore altezza risulta un aumento di volumetria del 20%; su ogni palazzina i locali tecnici risultano allo stato destinati ad altro piano abitabile (per attici e super attici). Lo stato dei lavori è avanzato e dunque è difficile un parziale abbattimento; una delle palazzine è completata per il sessanta per cento, l'altra per circa l'ottanta per cento. Al momento ci sono tre indagati. Ossia: l'amministratore della società titolare della licenza, Aniello Galeotafiore, che è anche proprietario per il 50% della «G.D.G.», l'altra metà appartiene a Nunzio Di Maio per un capitale sociale totale di 30mila euro; oltre ad Aniello Galeotafiore le contestazioni sul cantiere sono a carico di Bartolomeo Galeotafiore quale direttore del cantiere e di Giuseppe Moccia, titolare della «M.G. srl» che è la ditta esecutrice dei lavori.