L'ultima ordinanza contro il degrado da movida l'ha emessa l'amministrazione di Cori, un centro che si potrebbe definire «minore», dove nel fine settimana centinaia di persone si ubriacano e lasciano lattine e bottiglie nel cuore del borgo.

Va avanti così da tempo. La pandemia, in questa senso non ci ha reso migliori, ma forse anche peggiori di come eravamo prima. Ad ogni modo le ordinanze di divieto di vendita e somministrazione di alcolici sono giudicate un punto estremo, di non ritorno dopo inutili tentativi di educare alle regole minimali del rispetto civico dei luoghi, specie quelli fragili del centri storici. E' difficile che da subito altri Comuni seguano lo stesso esempio, ma non lo si può nemmeno escludere del tutto.

A settembre scorso, dopo l'ultima denuncia della polizia fatta nei confronti di due esercenti del quartiere della movida del capoluogo che avevano venduto alcol a minorenni, i residenti di quella parte del centro città sono tornati alla carica chiedendo «più decoro» e comunque sempre maggiore vigilanza per l'aumentato consumo di alcol e i rifiuti abbandonati.

Situazione fotocopia a Formia nel quartiere di Mola: lì i cittadini residenti hanno presentato un esposto perché sostengono che tutta l'area archeologica attorno alla Torre viene letteralmente sommersa di lattina e bottiglie nei fine settimana perché i controlli sono scarsi.
Prima della pandemia gli stessi esercenti del quartiere avevano avviato una campagna di sensibilizzazione rivolta ai minorenni circa i danni del consumo di alcol. Risse non solo per l'alcool ma anche per lo spaccio di droga sono, nei fatti, all'ordine del giorno in questi quartieri che per due giorni alla settimana diventano un po' terra di nessuno un po' l'ultima frontiera del degrado. La città che ha collezionato il maggior numero di episodi di violenza tra giovanissimi nella zona della movida è stata Gaeta, con maxirisse, botte, danneggiamenti. Ma, in realtà, forse è solo la punta dell'iceberg di un fenomeno assai più ampio e complicato.

Intervenire adesso, nella cosiddetta fase della ripresa commerciale ed economica di un settore che ha scontato più di tutti lo stop, è difficile. Eppure ciò che va emergendo è una evidente difficoltà ad introdurre un minimo di regole sul decoro dei centri storici, alcuni dei quali sono letteralmente irriconoscibili il sabato mattina e la domenica. I primi divieti di vendita di alcolici sono spuntati la scorsa estate. Il Comune di San Felice ha tenuto in piedi l'ordinanza fino a febbraio scorso. Tra i motivi per i quali l'aveva emanata c'era il rischio di assembramento (ancora forte nel 2021) ma anche il degrado che ne derivava e soprattutto il rischio di consumo da parte dei minorenni che affollano i locali del centro. La crescente diffusione di bevande alcoliche tra i giovani al di sotto dei 18 anni e i rischi per la loro salute è in effetti ciò che sta dietro alcuni provvedimenti, i quali, da soli, non hanno sortito grandi risultati. Numerose associazioni chiedono di spostare il tiro sulla prevenzione e di avviare una campagna informativa proprio nelle zone più frequentate, nella aree della movida di tutti i centri storici, da Terracina a San Felice, passando per Cori e Latina poiché le situazioni finora denunciate dai residenti e, per certi versi, anche dagli operatori commerciali sono tutte uguali.