Si trascina ancora oggi la battaglia legale intrapresa poco meno di due anni fa da Angelo Travali, latinense di 36 anni, assistito dall'avvocato Giancarlo Vitelli, quando il Tribunale di Sorveglianza di Santa Maria Capua Vetere gli negò la possibilità di ottenere un permesso per lasciare il carcere in occasione del funerale di suo fratello Erik D'Arienzo, morto agli inizi di settembre del 2020 all'età di 29 anni per le conseguenze del pestaggio subito una settimana prima sul ciglio della Pontina tra Latina e Sabaudia. Dopo essersi visto respingere un primo ricorso dal Tribunale di Sorveglianza di Napoli, il detenuto "Palletta" si è visto accogliere il reclamo dalla Suprema Corte di Cassazione che ha disposto un nuovo giudizio di secondo grado.
Angelo Travali sta scontando la condanna a dieci anni di reclusione per il processo Don't touch, ma nel frattempo è finito alla sbarra anche per l'inchiesta Reset che contesta l'aggravante del metodo mafioso alla stessa stagione criminale per cui sta pagando con la detenzione e di recente è stato raggiunto dall'ordinanza di custodia cautelare in carcere per l'operazione Status Quo con la quale, oltre a svelare la rete dello spaccio imbastita dai suoi familiari, la Dda gli contesta la pianificazione della gambizzazione a colpi di pistola dell'ex tabaccaio di via dei Mille, anche questa con l'aggravante del 416 bis. Ma prima delle più recenti accuse, quando era stato ucciso il fratello Erik D'Arienzo, Palletta aveva chiesto al Tribunale di Sorveglianza competente, di ottenere il permesso di assistere alla cerimonia funebre, ma anche di trascorrere tre ore con la propria famiglia, anche come alternativa alla partecipazione delle esequie.