Un rebus chiamato: diritto di superficie. Sono di prossima scadenza i contratti che l'Amministrazione comunale di Sezze, nel corso degli anni, ha siglato con due diversi soggetti con specifici interessi nel settore della emittenza televisiva nazionale e locale. Che ogni anno generano lauti incassi e prosperosi guadagni. Nel primo caso parliamo della RAI, nel secondo di una impresa individuale con sede a Latina. Per entrambe, si è fatto ricorso al Piano Regionale degli Insediamenti Radiotelevisivi (legge 56/89) dove precedentemente, si individuava nell'area del Castello di Monte Trevi, "una località geomorfologicamente adatta alla diffusione dei segnali radiotelevisivi". In tutti e due i casi, attraverso atti diversi e distinti, nel corso del tempo, a partire dal 1963 (per la RAI) e dal 2001 per l'unico privato che resiste e rafforza la sua posizione di rendita, si è concesso il diritto di superficie e la realizzazione di manufatti in aree sottoposte a "usi civici" ampliando l'insediamento da 23mq a 240mq in cambio di una somma "una tantum" pari a 750 euro, versata nel 2003.

"Usi civici" a parte, c'è da dire, come a soli pochi metri di distanza dal traliccio RAI, la disomogenea permanenza di vincoli paesaggistici, "nulla osta" concessi e non, ha dato luogo ad un bailamme di contenziosi. E già. Perché se prima del rogito con la RAI, la giunta guidata da Alessandro Di Trapano, attraverso l'assessore di competenza Fausto De Angelis, si preoccupava di restringere il campo di azione e di superficie concesso alla RAI, evocando i rischi del piano regionale, che prevedeva addirittura 18 ripetitori (!), dall'altra c'erano altri che puntavano il dito su una questione dirimente: "la congruità del corrispettivo che la RAI o anche altre emittenti tipo Fininvest, tipo coloro che chiedevano questo tipo di concessione" dovevano corrispondere al Comune.

L'ex consigliere, Ernesto Di Pastina, aveva visto lungo, quando chiedeva, nel 1992: «Se si era chiesto all'Ufficio Tecnico Erariale di determinare l'esatto canone per una concessione del genere. Ecco - concludeva - noi avremmo questo dubbio questa perplessità, su questa convenzione», parlando della sola concessione data della RAI. Ovviamente l'osservazione ebbe risposta da parte di De Angelis: «Avevamo dato alla RAI una concessione di tipo gratuito, quindi mettere quattro milioni di lire, non è stato un riferimento alla semplice gratuità precedente. Adesso si tratterà di capire, secondo me, di avere le contro partite di tipo culturale, sarà difficile con la RAI, ci potremmo riuscire con la Fininvest». E al termine della discussione: «La Fininvest dovrà richiedere la concessione, le altre emittenze dovranno richiedere la concessione, noi potremmo dare una concessione anche in base ad un piano regolatore che dobbiamo redigere. Per redigere il piano regolatore abbiamo dovuto far restringere la RAI con l'attuale stato di consistenza».

Ora il piano auspicato da De Angelis, dal 1992 non è mai stato redatto, la RAI è stata "ristretta" e pare abbia versato "quattro milioni di lire", altri, oggi, con una manciata di spicci, avrebbero già ottenuto molto ma molto di più incluso il permesso a costruire una seconda antenna alta 80 metri, e il rilancio di tutti canali privati locali, e Mediaset, altro che mamma RAI.