Il rinvio a giudizio dei due medici che certificarono l'idoneità di Luigi Capasso a riprendere la propria arma di ordinanza permetterà di verificare l'esistenza o meno di responsabilità dei due dottori, uno militare e l'altro di fiducia. Ma in Tribunale l'altra mattina, si teneva anche una seconda udienza davanti al giudice per l'udienza preliminare Giuseppe Cario che si è preso del tempo per decidere. Si valutava infatti, l'opposizione da parte della parte civile, alla richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura della Repubblica di Latina, delle posizioni di sei tra poliziotti e carabinieri che vennero indagati parallelamente ai due dottori (gli appartenenti alle forze dell'ordine: G.F., A.C., G.S., P.M., C.M. e V.P.). Su di loro infatti, a vario titolo, pendeva il sospetto che non avessero ascoltato le richieste di aiuto e gli appelli della ex moglie del carabiniere assassino e suicida. Esposti, segnalazioni, denunce che sarebbero stati quanto meno sottovalutati. Fino al tragico epilogo del febbraio 2018. All'alba Capasso attese che Antonietta Gargiulo scendesse in garage per andare a lavorare. La raggiunse e le sparò tre volte. Credendo probabilmente di averla uccisa, salì in casa. Qui sparò alle due figlie Martina e Alessia. Poi per ore intrattenne una trattativa con i militari prima di spararsi a sua volta.
L'associazione Differenza Donna dal giorno della tragedia è accanto ad Antonietta. Oggi come nel 2018: «Il comportamento violento del Capasso nei confronti della signora Gargiulo e delle bambine - si legge in un loro comunicato - era già evidente nei mesi precedenti. La signora Gargiulo si era rivolta più volte alle autorità competenti e alle Forze dell'Ordine, chiedendo aiuto alle Istituzioni. Oggi noi chiediamo che le responsabilità di chi non l'ha ascoltata emergano». E' la richiesta di Elisa Ercoli, presidente di Differenza Donna che aggiunge: «Differenza Donna vuole che vi sia piena giustizia se, come riteniamo, vi è stata l'ennesima e gravissima sottovalutazione del pericolo. Una sottovalutazione che ha cambiato tragicamente questa storia di violenza maschile sulle donne. Ricordiamo che la Corte europea dei diritti dell'uomo (Cedu) ha condannato l'Italia per non aver protetto una donna e i suoi figli dalla violenza domestica terminata, anche qui, in tragedia. La presidente di Differenza Donna, Elisa Ercoli ed Alessia d'Innocenzo, Responsabile del Cav di Roma Capitale, gestito da Differenza Donna intitolato proprio ad Alessia e Martina Capasso sottolineano come, prima di un #figlicidio e di un #femminicidio, ci sia sempre una storia di maltrattamenti nei confronti delle donne e dei/delle minori ed è qui che a seguito la Convenzione di Istanbul, lo Stato tramite tutte le sue Istituzioni, ha l'obbligo di protezione delle donne e delle/dei bambine/i in uscita dalla violenza. Differenza Donna chiede - conclude la nota - a tutti i livelli istituzionali e giudiziari di non essere più conniventi e di valutare le responsabilità di chi avrebbe dovuto tutelare la vita e l'incolumità di Alessia, Martina e Antonietta». Adesso si attende la decisione del Gup sull'opposizione all'archiviazione.