Ha tutta l'aria di essere una mezza ammissione dei fatti la versione offerta da Diego Casamonica detto Marco, romano di 43 anni, a margine dell'interrogatorio di garanzia celebrato ieri davanti al giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Latina, Mario La Rosa, seppure finalizzata a sminuire la portata della vicenda. Perché il più anziano dei tre indagati destinatari delle misure cautelari per le estorsioni consumate ai danni dei gestori di alcuni locali del capoluogo, l'unico finito dietro le sbarre, si è avvalso della facoltà di non rispondere, ma ha poi reso spontanee dichiarazioni, cercando di attenuare la gravità delle contestazioni mosse a suo carico sulla base dei riscontri effettuati dai poliziotti della Squadra Mobile ha di fatto confermato le circostanze del caso.
L'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip su richiesta della Procura di Latina, che chiama in causa anche il nipote Guido e un loro parente Marco, entrambi di 23 anni, per i quali è stata adottata la misura restrittiva degli arresti domiciliari, si riferisce a una serie di fatti consumati a Latina il 9 marzo scorso, quando i tre Casamonica si erano recati nel capoluogo pontino e avevano fatto tappa in alcuni locali piuttosto noti e frequentati in città. In sostanza Diego Casamonica, tornato in libertà all'inizio dell'anno dopo un lungo periodo di detenzione, ha sminuito i fatti che gli vengono contestati, facendo riferimento a una dimenticanza. Insomma, stando alla versione de fatti accennata rendendo spontanee dichiarazioni, sarebbe andato via dai locali latinense senza ricordarsi di saldare il conto. Equivoco per il quale si è persino scusato davanti al giudice.

 
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