Le ultime operazioni antidroga hanno fornito la conferma che le inchieste del passato non hanno sortito l'effetto di stroncare i traffici illeciti nelle zone popolari della città. Anzi, per alcuni gruppi criminali, nonostante arresti e carcerazioni di esponenti di spicco, i complessi di edilizia residenziale pubblica continuano a rappresentare una roccaforte inespugnabile, oltre che un vantaggio sul piano economico, potendo vivere regolarmente all'interno di abitazioni pubbliche. Un privilegio che i pusher rischiano di vedersi revocare ben presto, visto che la legge vigente prevede la decadenza dell'assegnazione, anche se regolare, nel caso in cui venga accertata l'esistenza di attività illecite all'interno degli alloggi assegnati in caso di indigenza: a quanto pare questa norma non è mai stata applicata, ma proprio all'esito delle ultime indagini i Carabinieri del comando provinciale di Latina hanno avviato una serie di verifiche a tappetto che stanno già producendo i primi effetti.
La competenza in merito alle assegnazioni e alle revoche spetta all'ufficio competente del Comune e in questi casi basterebbe seguire la cronaca cittadina per attivare le verifiche del caso. È la legge regionale numero 12 del 6 agosto 1999, quella in materia di disciplina delle funzioni amministrative regionali e locali in materia di edilizia residenziale pubblica, a prevedere le circostanze in cui deve essere applicata la decadenza dell'assegnazione di alloggi di edilizia residenziale pubblica destinati all'assistenza abitativa. E tra le circostanze del caso, la risoluzione del contratto è prevista proprio nel caso in cui all'interno della casa popolare vengono svolte attività illecite «accertate sulla base delle risultanze dell'autorità giudiziaria competente» si legge nell'articolo 13 della legge regionale.