Riconosciuta l'aggravante mafiosa in una tranche del processo Movida che si è concluso a Roma. Quattro anni e otto mesi di reclusione e interdizione dai pubblici uffici per cinque anni. E' la sentenza emessa dal gup nei confronti di Ferdinando «Prosciutto» Di Silvio, 25 anni, imputato per una rapina e una estorsione dove viene contestata l'aggravante mafiosa. Il processo si è svolto con il rito abbreviato davanti al giudice per l'udienza preliminare del Tribunale di Roma Francesca Ciranna.


L'operazione rappresenta una costola della maxi inchiesta Movida che aveva portato al clan Di Silvio riconducibile all'ala capeggiata da Giuseppe detto Romolo Di Silvio, in carcere per l'omicidio di Fabio Buonamano ucciso nel corso della Guerra criminale nel gennaio del 2010. «Prosciutto» ha scelto di essere giudicato con un giudizio alternativo previsto dal codice che consente la riduzione di un terzo della pena, sulla scorta degli elementi raccolti in fase di indagine preliminare.
In aula nel corso della sua requisitoria il pubblico ministero Luigia Spinelli, titolare del fascicolo, aveva chiesto la condanna a sei anni di reclusione, mentre gli avvocati difensori Luca Amedeo Melegari e Alessandro Diddi, hanno cercato di scardinare le accuse.
Per l'operazione Movida le misure restrittive erano state eseguite nel dicembre del 2020.