Clienti beffati dall'avvocato infedele che ha fatto la cresta sul risarcimento di un incidente stradale. Ora è arrivata la sentenza che condanna il professionista ad un anno di reclusione più l'ammenda. E quanto stabilito dal giudice monocratico del Tribunale di Cassino nei confronti dell'avvocato di Formia imputato del grave reato di patrocinio infedele in danno dei propri assistiti, con la condanna ad un anno di reclusione e 600 euro. Questi i fatti: a seguito di un grave incidente stradale avvenuto nell'agosto del 2008 e nel quale è deceduta una donna di Formia gran parte degli eredi della stessa si rivolsero all'avvocato, che era anche un amico di famiglia.
Il Tribunale penale ha condannato, con sentenza passata in giudicato, per omicidio colposo, il conducente dell'autovettura che ha provocato l'incidente nel quale è deceduta la donna, madre di tre figli. Successivamente, in sede civile, il difensore accettava di definire anticipatamente la causa con un accordo che però comprometteva fortemente gli interessi economici dei suoi assistiti e che – ad avviso dei denuncianti – avrebbe beneficiato solo detto difensore. Quest'ultimo, proprio in virtù di tale accordo, incassava i propri onorari in misura completa, mentre i suoi assistiti sacrificavano ben il 50% del loro diritto al risarcimento accertato in sede penale, rinunciando al prosieguo della causa, senza giustificazione alcuna. Una volta scoperto il raggiro i familiari hanno denunciato il difensore "amico" alla Guardia di Finanza di Formia, revocandogli immediatamente il mandato e rivolgendosi ad altri legali, gli avvocati Ammendola del Foro di Cassino e Grasso del Foro di Napoli Nord). Nel corso della dettagliata istruttoria dibattimentale il giudice penale ha sentito direttamente le vittime del raggiro perpetrato dall'avvocato e tutte hanno confermato di essere state ingannate dal loro legale, il quale, con la scusa di far loro firmare un atto di accettazione di acconto sul maggior dovuto risarcitorio, sottoponeva invece la diversa documentazione in virtù della quale si trovavano ad aver avallato un "accordo transattivo tombale" nel quale dichiaravano di rinunciare alla metà dei loro diritti di credito (per quasi 800mila euro) relativi alle quote superiori al massimale di polizza offerto dall'assicurazione del soggetto investitore, dichiarato unico responsabile della morte della donna dal Tribunale penale di Gaeta nel 2013.
Ovviamente, invece, l'avvocato infedele otteneva con detto accordo il suo onorario senza nessuna riduzione ed anzi, non contento, ha citato i propri assistiti in altro giudizio civile ancora pendente, ritenendo di non essere stato adeguatamente retribuito nonostante i danni economici arrecati ai suoi assistiti. Singolare è stato il comportamento dell'avvocato nel corso di tutto il processo poiché, sostanzialmente, ha rinunciato a difendersi sottraendosi sia all'interrogatorio richiesto dall'accusa, né ha giustificato in qualche modo il suo comportamento per cui il Giudice con la sentenza non ha potuto che acclarare la grave responsabilità dell'avvocato. E' stato altresì stabilito un risarcimento dei danni ai clienti beffati, che dovrà essere quantificato in altra sede ma è stata per ora stabilita una provvisionale di tremila euro per ognuna delle parti civili.