La stagione degli incendi boschivi è appena iniziata, ma ha già messo a dura prova la macchina dei soccorsi, inadeguata rispetto alle esigenze di un territorio come quello pontino. I Vigili del fuoco infatti si trovano a lavorare in condizioni sempre peggiori, con ripercussioni che inevitabilmente incidono anche sul servizio reso ai cittadini. La carenza di personale, mezzi e attrezzature si aggrava di anno in anno e oggi la situazione è diventata insostenibile. L'allarme arriva dal sindacato Fns Cisl.
A denunciare lo stato di criticità è il segretario provinciale Salvatore Polverino attraverso una nota trasmessa, dal sindacato, ai vertici locali e regionali dei Vigili del Fuoco e alla Prefettura. I rappresentanti dei lavoratori escono allo scoperto perché le «insostenibili criticità stanno letteralmente mettendo a rischio l'incolumità del cittadino e dei soccorritori stessi». Il comando provinciale di Latina condivide le stesse criticità con gli altri reparti del Corpo nazionale, ma in terra pontina la situazione è particolarmente grave. «La mancanza di risorse umane, unita alla scarsa fornitura di mezzi, materiali e addirittura di vestiario, richiamano alla luce di noi operatori quanto sia poco attenta e responsabile la nostra amministrazione centrale - precisa la Fns Cisl - Purtroppo questa realtà colpisce in pieno anche il Comando di Latina, la convenzione per la salvaguardia e la tutela del nostro territorio, denominata campagna boschiva (AIB), ha praticamente messo in ginocchio l'intero sistema del soccorso, infatti la scarsa adesione a tale richiamo in straordinario per la salvaguardia dell'ambiente, è figlia di una pessima organizzazione collettiva che elude e delude i principi e i diritti fondamentali di ogni singolo vigile del fuoco. Purtroppo e già da circa un mese che il nostro paese è avvolto dalle fiamme, che stanno bruciando migliaia e migliaia di ettari di vegetazione, ma le risposte non arrivano, si è allo stremo».
Il contesto di certo non aiuta gli operatori del soccorso, costretti a condizioni di lavoro insostenibili. «Ogni singolo pompiere, oltre a constatare il totale menefreghismo delle istituzioni, viene obbligato durante il riposo compensativo a coprire il dispositivo di soccorso contro la propria volontà, perché obbligato, come obbligato a soccorrere con una maglietta strappata, come obbligato a presidiare in alloggi senza le garanzie minime di vivibilità, come obbligato a dover accettare un buono pasto da sette euro senza neanche sapere se riuscirà a spenderlo per l'approvvigionamento durante il turno di servizio, come privato del diritto alle ferie, come privato di poter organizzare con la propria famiglia una giornata di piacere».