Il capo di imputazione indicato con il numero 16, che tratta la vicenda relativa all'assegnazione del contributo per il servizio collettivo di salvataggio, è uno dei più interessanti dell'intera ordinanza del Gip, oltre che essere quello che ha meritato forse la trattazione più estesa, più di settanta pagine, e che coinvolge i due sindaci, Nicola Procaccini e Roberta Tintari, gli assessori Danilo Zomparelli e Gianni Percoco, il dirigente del settore Demanio marittimo Corrado Costantino, i due amministratori di fatto della Cooperativa Mare e Monti 2018 e l'amministratore di diritto della stessa cooperativa, Mario Avelli.
Stando alla ricostruzione dei fatti operata dalla Procura della Repubblica, nell'anno 2018 l'allora sindaco Nicola Procaccini insieme ai due assessori Percoco e Zomparelli avrebbe promesso alla Cooperativa Mare e Monti la corresponsione di un contributo economico di 80.000 euro per sostenere lo svolgimento del servizio collettivo di salvataggio sulle spiagge libere del litorale durante la stagione balneare del 2019. Si tratta di un servizio obbligatorio che sta molto a cuore al Comune di Terracina per almeno un paio di ragioni: la prima è quella di garantire la sicurezza ai frequentatori delle spiagge, l'altra è che quel servizio è fondamentale per l'ottenimento o la conferma del riconoscimento della Bandiera Blu.

Puntualmente, nel giugno 2019, la Cooperativa Mare e Monti presenta alla Capitaneria di Porto la proposta di adozione del Piano collettivo di salvataggio per le spiagge di Terracina, con l'adesione dei sindacati del balneari, Sib e Cna, e di alcuni stabilimenti. A differenza di quello ordinario, che esige una postazione di salvataggio ogni 100 metri, il piano collettivo consente che le postazioni possano essere dislocate ogni 150 metri, il che comporta un lavoro di sinergia tra gli operatori privati e l'amministrazione comunale, e un evidente risparmio di risorse umane ed economiche. Il progetto della Cooperativa Mare e Monti, gestita di fatto da Marcello Masci, prevede 63 postazioni fisse e viene autorizzato dal Capo del circondario marittimo di Terracina, Emilia Denaro.

Nel frattempo in Comune, già da qualche mese, si sono resi conto che mantenere la promessa di sostegno economico fatta alla Cooperativa Mare e Monti è arduo, intanto perché per corrispondere un importo di 80.000 euro impone l'espletamento di una gara, e poi perché la domanda di contributo era stata presentata dai sindacati Sib e Cna, che peraltro a livello locale non avrebbero neppure potuto presentare la necessaria fattura a fronte del contributo eventualmente ricevuto. Il primo a mettersi di traverso era stato il Segretario generale, Grazia Trabucco, pressata dalle continue richieste del dirigente Costantino e degli assessori Percoco e Zomparelli: «Mai vista una puttanata così in vita mia» sbotterà infastidita con Corrado Costantino, dopo averlo avvertito dei rischi che avrebbe corso sostenendo una procedura del genere.

Dall'altra parte gli operatori balneari radunati attorno alla Cooperativa Mare e Monti, già impegnati nel Piano collettivo di salvataggio, pressavano la politica per ottenere quanto era stato promesso. «Un contributo politico» osservano gli inquirenti, come si legge nell'ordinanza.

Fatto sta che non se ne viene a capo, e preoccupato dalla possibilità che di vedere incrinati i rapporti con il settore che si muove attorno alle economie del mare, Nicola Procaccini, nel frattempo diventato eurodeputato ma in possesso della delega assessorile per l'attuazione del programma, dunque ancora intraneo all'amministrazione comunale, cerca di fare quello che può per trovare uno sbocco risolutivo. Sente il dirigente, gli assessori e anche il sindaco facente funzioni Roberta Tintari, ma la vicenda resta incagliata nel pantano di un iter sbagliato e impercorribile. Corre l'anno 2019 e nel 2020 Terracina andrà al voto per le amministrative; la promessa fatta a Marcello Masci va onorata a tutti i costi. Procaccini prova anche a suggerire delle ipotesi per rendere possibile l'erogazione del contributo: lo si potrebbe dare direttamente al Presidente del Sib che poi lo girerà alla Cooperativa Mare Monti; lo si potrebbe dare alla Confcommercio locale di cui il Sib è parte; lo si potrebbe dare ai sindacati Sib e Cna nazionali che poi lo restituiranno al Sib locale che a sua volta lo girerà alla Cooperativa.

Il 31 dicembre 2019 la Giunta approva la delibera 252 che stabilisce di corrispondere, a fronte di una richiesta di 90.000 euro, la somma di 48.700 euro da suddividere in due parti uguali, una per il Sib e l'altra per Cna, in modo tale da superare il problema dell'importo sopra soglia che necessita di una gara pubblica. Nello stesso giorno, a quella delibera farà seguito una determinazione dirigenziale che dava atto della regolarità tecnico-amministrativa del procedimento.

L'onore della politica è salvo. Ma il personale della Capitaneria di Porto andrà ad acquisire copia della delibera e della determina, dopodiché prenderà a sommarie informazioni i responsabili dei sindacati Sib e Cna, che avrebbero confermato che le somme erano state erogate soltanto apparentemente in favore delle due sigle sindacali, perché gli importi sarebbero stati girati alla Cooperativa Mare e Monti 2018. Come era chiaro fin dall'inizio, perché il servizio collettivo di salvataggio lo aveva espletato la Cooperativa e non i sindacati.
E a fronte di un intoppo procedimentale insuperabile e gestito malissimo, ecco le conclusioni degli investigatori.

«L'erogazione del contributo ai balneari per il servizio di salvataggio collettivo ha rappresentato in realtà uno strumento volto a consentire alla Giunta in carica di ottenere consensi in funzione di una possibile riconferma alle nuove elezioni amministrative.... Il contesto socioeconomico balneare costituisce un ampio bacino di voti, si mostra conveniente e vantaggioso per gli esponenti politici ottenere l'appoggio dei gestori delle attività balneari... Tutto ciò rientra nel generale contesto di malagestione della res publica sul quale questa indagine ha fatto luce».
Così la promessa di un sostegno economico per un servizio pubblico importante dato in appalto senza alcuna procedura ad evidenza pubblica, viene riassunto sotto la voce «accordo collusivo».