Tra le esigenze cautelari con cui motiva l'adozione delle misure restrittive, il giudice per le indagini preliminari Giorgia Castriota individua anche il tentativo ostinato, degli indagati, di delegittimare il lavoro della Guardia Costiera, arrivando persino al punto di sollecitare, anche attraverso interferenze politiche, un intervento dei vertici regionali della Capitaneria di Porto sulla comandante, la tenente di vascello Emilia Denaro, affinché fosse meno incisiva l'azione di controllo, dei suoi uomini, sulle strategie del Comune in merito alle concessioni demaniali marittime. L'attività di polizia giudiziaria ossessiona tecnici comunali e politici nell'arco di tutto il periodo in cui vengono intercettati: non solo la sindaco Roberta Tintari condivide le proprie preoccupazioni con gli altri indagati e si confronta sulle strategie da intraprendere, ma coinvolge anche l'europarlamentare Nicola Procaccini che si attiva personalmente, nei vari livelli istituzionali, anche nell'ultimo anno, proprio nel tentativo di screditare la figura dell'ufficiale che ha introdotto un cambio di passo "indigesto" negli uffici militari del porto di Terracina.

Secondo il gip, l'atteggiamento degli indagati configura un rischio di inquinamento delle prove attuale. Già nell'ottobre del 2019 gli investigatori rilevano come la Tintari e Procaccini si fossero convinti per attivarsi con i superiori della Denaro. Nel frattempo emerge l'astio anche nei confronti di un ufficiale della stessa Guardia Costiera che si occupa personalmente degli accertamenti, vale a dire Samuel Sasso. Nel gennaio del 2020 intanto Procaccini, insieme alla Tintari e al dirigente Corrado Costantino, incontra il comandante della Capitaneria di Porto di Gaeta superiore della Denaro, il comandante Federico Giorgi, che a sua volta raccoglie le lamentele dell'europarlamentare sul lavoro della collega di Terracina, definito come un vero e proprio accanimento, ma riversa il contenuto dell'incontro in un'annotazione di servizio poi finita agli atti dell'inchiesta.

Naturalmente l'interferenza non sortisce l'effetto sperato dagli indagati, che si attivano ancora per arrivare in Procura con la convinzione, errata, di smuovere la situazione. Dieci giorni dopo lo stesso Procaccini ottiene di essere ricevuto dal procuratore aggiunto Carlo Lasperanza, nel corso di un incontro che gli inquirenti registrano proprio per documentare il tentativo di delegittimazione tentato dall'ex sindaco di Terracina ai danni della comandante della Guardia Costiera. Opera di discredito che non conosce fine, anzi continua nel marzo dello scorso anno, quando Procaccini si fa ricevere persino dal comandante regionale della Guardia Costiera, Francesco Tomas, negli uffici di Civitavecchia. Il parlamentare europeo ne parla il giorno prima con la Titari, intercettata, tanto che gli investigatori riescono a organizzarsi per documentare l'incontro: Procaccini si fa ricevere dal capitano Tomas con la scusa dell'immigrazione clandestina, poi introduce il problema Terracina, lasciando persino un dossier che aveva preparato precedentemente con l'aiuto del sindaco per documentare quello che ritiene essere un accanimento.

Nel corso dell'indagine le intercettazioni rivelano in maniera chiara l'astio che alcuni degli indagati provano per gli ufficiali che li tengono d'occhio. Nel corso di una telefonata con la Tintari, l'assessore Gianni Percoco parla così della comandante Denaro : «Robè allora o si allinea... o se no noi come consiglio comunale ci dobbiamo prendere una decisione perché se essa ci mette in croce a noi e tutta la marineria, è meglio che se ne va e chiedemo che se ne và e è peggio pe essa eh».