«Oggi più di ieri odio Polizia e Carabinieri». Poche parole vergate sull'intonaco con la vernice spray mettono in chiaro quanto sia difficile riportare la cultura della legalità in quei luoghi dove, fino a pochi anni fa, uno dei gruppi criminali più feroci e ambiziosi dettava legge terrorizzando anche quei cittadini che hanno cercato di mantenere le distanze dal crimine. È la scritta di benvenuto che da diversi giorni accoglie i condomini del Lotto 47, il primo dei "palazzoni" popolari di viale Nervi considerati uno dei luoghi difficili della periferia di Latina, uno spazio che gli enti locali intendono risanare per gettare le basi della rinascita sociale.

C'è chi minimizza, relegando gli ultimi atti vandalici al livello della bravata di uno dei gruppi di giovani che presidiano il parcheggio al pianterreno del condominio, ma in realtà quelle scritte testimoniano quanto sia facile, per i ragazzi cresciuti ai margini della città, restare affascinati dal crimine o più in generale dalla cultura dell'illegalità. Lo stesso terreno fertile nel quale ha sempre attecchito il cancro della malavita: le frasi di odio contro le divise devono risuonare come un campanello in quel contesto. Del resto le "vele" dei lotti 46 e 47 sono stati a lungo il quartier generale di una famiglia satellite del clan Di Silvio, quella dei Travali, che riusciva a controllare le occupazioni delle case popolari, oltre ad assicurarsi una serie di coperture tra i residenti, come la pensionata che custodiva un arsenale di pistole e munizioni pronte a fare fuoco. Una proficua piazza di spaccio che la famiglia aveva cercato di riorganizzare di recente con le donne, finite al centro dell'ennesima inchiesta.

Gli stessi edifici dove uno degli esponenti del sodalizio criminale egemone era riuscito a restare nascosto per un mese mentre le forze dell'ordine gli davano la caccia. Se le scritte di odio nei confronti delle divise siano state ispirate dalle gesta dei criminali che hanno dettato legge per anni all'ombra dei palazzoni è difficile stabilirlo, sebbene sia evidente il risentimento nei confronti di Polizia e Carabinieri per le operazioni degli ultimi anni, ma di certo quello è lo stesso luogo dov'è stato girato il videoclip della canzone rap prodotta da alcuni ragazzi, farcito di scene che inneggiano alla malavita, con tanto di omaggio proprio ai fratelli Travali. Di sicuro è uno sfregio a quei residenti che fanno della legalità e del rispetto del prossimo uno stile di vita, una mancanza di rispetto verso quei cittadini che giusto un paio di anni fa si erano messi al lavoro per restituire un po' di decoro a quel palazzo sistemando l'intonaco dei ballato del primo piano. Pochi coraggiosi, quanti se ne contavano la mattina in cui veniva inaugurato il parco giochi alla presenza del Questore, un'opera voluta per sancire la rinascita culturale di quel luogo, una missione ancora troppo difficile.