Il dolore di una madre per una morte innaturale, come può essere quella di un figlio, è fatta di quel sentimento forte, denso e muto che avvolge l'aria nel cimitero urbano di via delle Rimembranze. E la rende respirabile nonostante non lo sia. Perché da tempo quella donna, e non solo lei, denunciano una situazione di degrado impossibile nella struttura che ospita il ricordo dei defunti e accoglie la necessità di consolazione dei loro cari, e che a quella necessità dovrebbe offrire un contesto dignitoso. Invece nel cimitero urbano accade che molti loculi ‘scoppino' di liquami provenienti dal loro interno e dallo stato di decomposizione naturale dei defunti, probabilmente a fronte di sigillature non ben eseguite dalle onoranze funebri. Una situazione che può verificarsi eccezionalmente, ma che se diventa la regola può costituire una criticità igienico sanitaria importante. Allora quei miasmi insopportabili che ti avvolgono entrando nelle corsie, quegli acidi che corrodono le superfici delle tombe e quel degrado diffuso che ne consegue diventano quasi uno schiaffo, che aggiunge dolore a dolore, e suscitano rabbia in chi non si rassegna al disinteresse diffuso e cerca la giusta dignità anche nella morte.

E' una madre che ci racconta quello che ogni giorno vede dentro il cimitero, un contesto fuori dagli occhi dei più e che assume del dolore una dimensione ancora più cruda quando si veste di sciatteria. In pochi sanno, ma anche quelli che sanno, a volte, si rassegnano. Lei no, e si chiede: perché? Perché nella parte vecchia ma anche in alcune corsie di quella nuova ci sia un notevole e costante stato di degrado delle opere monumentali, ci si chiede il perché del pavimento in marmo deteriorato e rotto in più parti che esclude in alcuni tratti il passaggio delle macchinette per anziani e non deambulanti, il perché di alcuni soffitti ammuffiti, di grondaie tenute con il silicone, ma soprattutto le ragioni di quella scarsa manutenzione risolutiva che fa sì che i loculi perdano liquidi che oltrepassano il cemento e restino così. Da quando è morto il figlio, questa mamma viene qui da due anni e fa più di quello che si deve fare, pulisce, lava per terra, e porta la candeggina. Ogni volta quando ritorna è sempre tutto in condizioni precarie. Nelle settimane scorse i liquami sono usciti di nuovo da alcuni loculi, rendono l'aria irrespirabile sia nella corsia 45 che 39 e alla fine la signora ha deciso di chiamare prima i carabinieri, e poi la polizia. E' stata indirizzata alla polizia locale e pur non essendo possibile mandare una pattuglia, impegnata altrove, le è stato detto che la segnalazione sarebbe stata fatta. Così è stato, ma nel frattempo è ‘scoppiata' un'altra bara. «Quello che trovo più assurdo e che i parenti dei defunti - dice - per i quali il loculo si trova a scoppiare con queste perdite, non vengono avvertiti se non quando la situazione diventa irrimediabile, ovvero quando la bara è deteriorata e va rivestita nuovamente.

E per farlo ci vogliono 750 euro. Lo trovo assurdo, i parenti devono sapere. Il problema non è di chi cura la manutenzione, gli addetti della struttura sono sempre disponibili e gentili, ma è a monte». La domanda è una: chi gestisce il cimitero si accorge che cade a pezzi e andrebbero fatti interventi strutturali? Eppure le spese di mantenimento del cimitero, gli utenti le pagano, eccome. I famosi 17 euro che Ipogeo ha chiesto negli ultimi mesi anche a chi ha aveva contratti per le sepolture ante 2009, la data di entrata in esercizio del gestore. Questo è un punto controverso e ancora irrisolto (dopo oltre 10 anni) con l'amministrazione che non prende una posizione netta e chiara. A farne le spese la città reale, quella che vive sulle pelle ogni servizio e ogni disservizio. E che chiede ascolto, su punti irrinuciabili. Come la dignità del decoro nel posto del lutto e del ricordo.