Con il passare delle ore assume nuovi contorni l'inchiesta avviata dalla Procura, attraverso gli le indagini della Polizia Stradale, a proposito di un giro di decine di auto rubate, poi clonate e rivendute a ignari clienti. Stando ai primi approfondimenti condotti dagli inquirenti, anche i concessionari che hanno venduto le auto, così come i clienti finali, sarebbero vittime di un giro più grande, i cui responsabili sono ancora in fase di identificazione. Quello che trapela è che un venditore ha piazzato decine di auto presso alcuni autosaloni di una vasta area a cavallo tra le province di Latina e di Frosinone, tra cui quella di Maenza, ma anche di Amaseno e altri paesi del circondario, per fare si che venissero vendute, munite di documenti che poi sono risultati contraffatti. I rivenditori hanno praticamente fatto da intermediari salvo poi scoprire, dalla Polizia stessa che si è accorta che qualcosa non andava in seguito al fermo di una di queste auto, di essere stati anche loro raggirati e usati per smerciare auto clonate, ovvero riciclate.


Lo stesso rivenditore di Maenza, in un primo tempo erroneamente indicato come possibile ingranaggio del raggiro dichiara: «Resto basito e dispiaciuto per quanto accaduto. Ci tengo però a precisare di essere assolutamente parte lesa nella vicenda. Con i miei clienti ho già chiarito tutto tanto che l'auto sequestrata verrà sostituita da un'altra e l'importo versato convertito in conto vendita. Gli agenti della Polizia hanno controllato tutte le auto del mio autosalone senza procedere ad altri sequestri tanto che la rivendita è aperta». In quanto parte lesa poi, il titolare dell'autosalone ha egli stesso provveduto a formalizzare la denuncia affinché venga perseguito il raggiro subito: «Ho ovviamente sporto denuncia nei confronti del venditore da cui l'auto proviene. Confido nel lavoro degli inquirenti e della Magistratura affinché tale giro di auto clonate possa essere scoperchiato e smantellato perché danneggia chi agisce nel rispetto delle regole. In prima persona spero di non dover scontare un danno di immagine».