Lo spaccio nella città di Sabaudia era nelle mani dei fratelli Leonardo e Francesco Corni, personaggi carismatici capaci di spaziare dalle attività legali a quelle illegali, alimentando i loro affari in tutto il circondario, fino a San Felice e Terracina, anche attraverso attività commerciali e aziende che da anni erano accreditate presso le amministrazioni locali, soprattutto quella della città in riva al lago. A smascherare il proficuo business nella compravendita di stupefacenti è stata un'indagine condotta dai poliziotti della Squadra Mobile nell'arco di due anni circa che ha permesso di ricostruire la rete dello spaccio, ottenendo l'applicazione delle misure cautelari disposte dal giudice per le indagini preliminari Giuseppe Molfese su richiesta dei sostituti procuratori Claudio De Lazzaro e Valerio De Luca: per i fratelli Corni sono scattati gli arresti domiciliari, mentre un loro amico, il giovane agente di scelto polizia Marco Veglianti, in forza a Roma, è stato sospeso dal servizio per un anno perché coinvolto in un alcune cessioni di droga e per essersi interessato nel tentativo di acquisire informazioni sull'indagine a carico dei suoi amici. Ma non è l'unica divisa coinvolta perché tra gli indagati c'è anche il finanziere Luigi Iannarella: per la misura cautelare chiesta a suo carico, il gip si è riservato di decidere a margine degli interrogatori di garanzia.


L'inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Carlo Lasperanza ha permesso innanzitutto di riscontrare il coinvolgimento di Leonardo e Francesco Corni, 39 e 31 anni, nell'attività di spaccio che riforniva prevalentemente una rete di pusher legati tra loro proprio dai rapporti con i fratelli imprenditori. L'indagine avviata dagli investigatori del questore Michele Maria Spina per stroncare quella che appariva come una proficua piazza di spaccio nella zona di Sabaudia, ha visto innanzitutto gli uomini della Squadra Mobile diretti dal vice questore aggiunto Mattia Falso concentrare le loro attenzioni su tre spacciatori. Ben presto è emerso appunto il ruolo di vertice dei fratelli Corni: alle intercettazioni ambientali e telefoniche, sono seguite attività d'indagine classiche con appostamenti e pedinamenti che hanno fornito concretezza alle conversazioni eloquenti relative proprio alla droga.

Nel corso dell'indagine erano stati arrestati in flagranza Fabio Serrapiglio di quarant'anni e Samir Ben Salah di 37 anni, noto anche per la sua attività di rapper col nome d'arte Ziano, sorpresi a cedere cocaina nel febbraio dello scorso anno, nel giro di pochi giorni l'uno dall'altro, poi trovati in possesso di scorte di stupefacenti e denaro. Nella lista degli indagati dell'inchiesta che ha portato all'emissione delle misure cautelari ci sono anche loro, insieme a Gianluca Calisi di 41 anni di San Felice, Ala Eddine Ben Achour tunisino di 26 anni residente a Sabaudia, Ettore Basile di 41 anni, Veronica Mastracci di 34 anni, Caterina Calligaris di 39 anni, Gianluca Silvetri e Daniele Fedeli di 38 e 39 anni. Per loro la Procura aveva chiesto l'applicazione di misure cautelari che il giudice non ha adottato, «seppure indubbiamente meritevoli di un successivo ed eventuale accertamento di responsabilità» annota in merito proprio il gip Molfese, prima di tutto perché per alcuni di loro è stata accertata una collaborazione nello spaccio limitata a quantità imprecisate di stupefacenti, ma anche perché, secondo il giudice, sono venute meno le esigenze cautelari nel lasso di tempo trascorso tra i fatti contestati e la richiesta depositata dai pubblici ministeri.