Tre condanne e una assoluzione. Ultimo atto ieri pomeriggio in Tribunale del processo per l'estorsione in carcere nell'ambito di una indagine condotta dai Carabinieri che un anno fa aveva portato a ricostruire cosa era accaduto nella casa circondariale di via Aspromonte. Ecco le condanne: 10 anni di reclusione per Renato Barbieri, difeso dall'avvocato Adriana Anzeloni. Era accusato di estorsione. Assolta la sorella di lui: Roberta Barbieri, assistita dall'avvocato Francesca Roccato, un anno e dieci mesi per Veronica Anzovino, assistita dall'avvocato Moreno Gullì, nei confronti della donna il reato è stato riqualificato in favoreggiamento reale invece che concorso in estorsione. E infine un anno e due mesi per Stefano Berto, difeso dagli avvocati Alessia Vita e Leone Zeppieri. Scontato che tra novanta giorni, una volta che si conosceranno le motivazioni della sentenza emessa dal giudice Francesco Valentini, le difese presenteranno ricorso in Corte d'Appello.

Le indagini erano state condotte dal pubblico ministero Andrea D'Angeli che in aula ha ripercorso tutte le fasi dell'inchiesta e alla fine ha formulato le richieste di condanna, mentre le difese hanno cercato di scardinare le accuse. In base a quanto ipotizzato, Barbieri ha indirizzato delle minacce ad un compagno di cella detenuto insieme a lui a Latina nell'estate del 2020. I parenti della parte offesa - in base a quanto è emerso - avevano pagato delle somme di denaro da 150 a 600 euro per mezzo di post pay e per un importo totale pari a 2mila euro. Erano stati i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Latina ad ascoltare in tempo reale le richieste estorsive e agli atti dell'inchiesta è finita anche una intercettazione telefonica che coinvolge direttamente Barbieri che parla all'esterno con i familiari a cui chiede di recuperare dei soldi relativi all'estorsione.

Oltre agli uomini dell'Arma l'indagine era stata portata a termine anche dal personale della Polizia Penitenziaria. Era stata la Procura a chiedere il giudizio immediato per gli imputati. Lo scorso aprile, un'altra imputata invece aveva patteggiato la pena a un anno e sei mesi di reclusione.
I fatti contestati sono avvenuti tra il 19 luglio e il 9 agosto del 2021 e nel capo di imputazione il pm aveva ipotizzato che Stefano Berto insieme a Barbieri ha ricevuto e utilizzato un telefono cellulare con una utenza intestata ad uno straniero. Il telefono - come hanno accertato gli investigatori - era idoneo per comunicazioni con l'esterno. In questo caso l'accusa riguarda l'introduzione in carcere in maniera indebita di dispositivi per comunicare con l'esterno. Il reato è stato introdotto nel decreto sicurezza.

Sono state le testimonianze dei parenti del detenuto, vittima dell'estorsione, a rinforzare l'inchiesta oltre all'analisi delle cinque ricariche PostePay, eseguite in favore dei familiari di Barbieri. Infine tra le fonti di prova raccolte ci sono anche i files audio dei messaggi ricevuti da una parente della parte offesa, la relazione tecnica di un consulente di parte relativo al materiale informatico sequestrato e le intercettazioni telefoniche.