E' assai più simile ad un capo d'imputazione che alla conclusione di una causa civile ciò che il Tribunale dice a proposito della gestione della piscina comunale affidata con contratto di convenzione alla società Nuoto 2000. Con una sentenza che chiude un lunghissimo contenzioso tra la srl concessionaria e l'ente di piazza del Popolo, sono state infatti definite «nulle» le clausole che legano la Nuoto 2000 al Comune. E il giudice che ha accolto l'opposizione ad un decreto ingiuntivo ottenuto dal privato sottolinea che le clausole erano palesemente a favore del concessionario, tanto più che l'amministrazione comunale negli anni dal 2009 a seguire non ha mai controllato alcunché su ciò che effettivamente avveniva nell'uso della piscina.
Tutto nasce dall'applicazione dell'articolo 7 della convenzione, quello che poneva a carico del concedente, ossia del Comune di Latina, un contributo per le persone di fasce sociali fragili che avessero frequentato la struttura. In pratica il Comune nel 2009 si impegnò a pagare l'attività sportiva del nuoto a coloro che non potevano permetterselo perché indigenti e queste fasce sociali furono anche indicate nel dettaglio; ossia: alunni delle scuole materne, elementari e medie, over 65, iscritti a società e iscritti ad associazioni senza fini di lucro che avrebbero dovuto essere comunicati periodicamente all'ente. Ma il punto è che tutto questo non fu mai controllato, il Comune non ha chiesto né saputo mai se effettivamente le corsie riservate ai «fragili» erano veramente in uso agli stessi. Tuttavia il contributo doveva essere pagato a prescindere dall'accertamento. Questo passaggio della convenzione è stato considerato dal Tribunale civile un regalo a carico dell'ente pubblico, ingiustificato e per tale ragione dichiarato nullo. L'effetto pratico è stato il rigetto del decreto ingiuntivo già ottenuto dalla Nuoto 2000 ma al quale l'amministrazione si era opposta sostenendo che c'era stata un'errata interpretazione dell'articolo 7 della convenzione e che il contributo non era automatico, bensì fondato sull'effettivo svolgimento di corsi per le fasce deboli della popolazione a prezzi calmierati. Tesi accolta adesso dal Tribunale che ha infatti dichiarato la nullità di quella clausola. Il decreto ingiuntivo ottenuto da Nuoto 2000 nel 2014 era stato pari a 388mila euro e la società ha insistito anche in fase di opposizione circa il diritto ad avere quelle somme, in quanto l'ente si era impegnato a versarle ogni due mesi come da piano economico finanziario approvato e valevole per 30 anni a partire dalla firma del contratto, nel 2009. Nuoto 2000 ha anche addotto come motivazione nel richiesta dei 388mila euro il fatto di aver riservato le corsie per i corsi «sociali». Con questa decisione il Comune dunque risparmia quasi 400mila euro, ma ciò che più conta è l'effetto mediato sulla valutazione di un contratto che era apparso sbilanciato sin dal primo momento e che metteva in oggettiva condizione di inferiorità l'ente. Va ricordato che dal 2009 ad oggi le utenze dei servizi essenziali (luce, acqua, gas) sono state pagate dal Comune, con parziali rimborsi della società concessionaria, in attesa che fosse completata la divisione dei contatori, che ancora adesso non è giunta a compimento.