Gli ispettori del servizio di prevenzione della Asl di Latina si sono presentati nei giorni scorsi in via Neghelli presso la sede della Sct Group, l'azienda che gestisce il servizio della sosta a pagamento sul territorio comunale del capoluogo. In mano una delega della Procura della Repubblica e un mandato ispettivo firmato dal Gip per poter perlustrare in lungo e in largo il presidio operativo dell'azienda, all'interno del quale sarebbero state evidenziate delle carenze igienico sanitarie, a cominciare dai servizi malfunzionanti, e lacune di rilievo sul fronte del rispetto delle norme di sicurezza e di tutela della salute dei lavoratori.

Basti dire che all'interno di quella che risulterebbe essere la sede amministrativa dell'azienda sono state trovate accatastate diverse batterie di alimentazione dei parcometri, materiale proverbialmente pericoloso, perché contenente acidi che evaporano.
Per il resto gli ispettori si sarebbero limitati a porre una serie di domande all'interlocutore, vertenti soprattutto sulle condizioni di lavoro del personale dipendente, per la maggior parte ausiliari del traffico, e sulle modalità attraverso le quali l'azienda provvede alla loro formazione e al controllo periodico delle loro condizioni di salute.

Gli ispettori sono sembrati molto informati su tutto, ed è molto probabile che si siano attivati all'indomani dell'avvenuto ricevimento di un dettagliato esposto fatto recapitare alla Asl e alla Procura della Repubblica. Un documento di alcune pagine, molto dettagliato e soprattutto elaborato con grande padronanza della materia, evidentemente da qualcuno che conosce a fondo l'azienda ed anche la materia sindacale.

Dei 22 dipendenti della Sct Group, cinque appartengono alle categorie protette e sono impiegati nella gestione della sosta nel piazzale antistante l'ospedale Santa Maria Goretti; tra i 17 inquadrati con la qualifica di operaio ve ne sono alcuni che lavorano in sede con mansioni di impiegati, mentre gli altri sono addetti al controllo della sosta a pagamento.

L'esposto avrebbe elencato una serie di circostanze capaci di avallare la tesi secondo cui i «vigilini» sarebbero esposti a situazioni di pericolo per la salute e l'incolumità personale. Soprattutto durante il periodo estivo, quando si vedono costretti a lavorare al lido, senza presidi di protezione né una sede appropriata e neppure un abbigliamento di servizio idoneo, rimanendo esposti al caldo e al sole per l'intero orario di lavoro.
Inoltre, per raggiungere il luogo di lavoro sulla marina, devono usare mezzi propri.