Poteva accadere e lasciarsi raccontare in un giorno qualsiasi la «favola» di Stella, che non è il suo vero nome ma va più che bene per la ventenne nigeriana scappata dalla tratta della prostituzione giusto il 25 novembre, quando tutto il mondo ricorda la violenza sulle donne. L'ha raccolta per strada, letteralmente, un iscritto alla Flai Cgil, un giovane bracciante che, pure lui, l'altra mattina vagava per alcuni uffici del centro città. Stella era dalle parti della questura e non riusciva a dire una parola comprensibile ma si vedeva che era terrorizzata. Il suo "salvatore» si chiama Diop e la storia è divenuta di dominio pubblico perché una giovane sindacalista della Flai Cgil, Hardeep Kaur, ha voluto "fermare" quel momento, parlarne per mettere tutti davanti ad una realtà ignorata come quella delle giovani prostitute schiavizzate e al lieto fine che arriva da una catena di solidarietà e assistenza dei lavoratori più poveri del ciclo produttivo provinciale, i braccianti appunto.
«Diop è un nostro iscritto e la mattina del 25 novembre ha chiamato in sede dicendo che aveva incontrato una persona con tanto bisogno di aiuto. Poi l'ha portata in ufficio. E' entrata una ragazza nigeriana con una tuta, un paio di infradito e i calzini ai piedi e un altro paio di calzini umidi, di quelli antiscivolo, consumati e già con un velo di polvere, in una mano. Ci ha chiesto come fare per avere i documenti per ‘stare in regola' qui. Ci ha detto di non avere il passaporto né soldi né documenti con sé»
Una ragazza sconosciuta anche al suo angelo custode, Diop, il primo, l'unico che si è fermato per chiederle se avesse bisogno di aiuto. Stella cercava qualcuno che potesse tradurre dalla sua lingua o che comprendesse il suo scarno italiano. Diop non era la persona adatta né per l'una né per l'altra speranza. Si sono parlati in francese. Lui ha deciso di portarla in Cigl e poi qualcosa sarebbe accaduto. Così è stato: Stella ha raccontato ai sindacalisti della Flai di essere arrivata in Italia al seguito di una connazionale più grande e che è entrata con regolare visto turistico. Ma appena giunta a Latina le sono stati tolti i documenti ed è stata messa in una casa piena di donne, così ha capito che il lavoro che le era stato promesso non esisteva. Stella dice che da quella casa è scappata e per due giorni ha girovagato affamata per il centro della città, più o meno. Dice anche che è terrorizzata e si capisce che teme di essere ritrovata da coloro che la tenevano rinchiusa e senza documenti. Le restavano solo quelle due paia di calzini prima di entrare negli uffici della Flai Cgil.
La ragazza è stata presa in carico dal Centro Donna Lilith, ha potuto telefonare per la prima volta alla sua famiglia e verrà ospitata in un centro rifugio dall'indirizzo sconosciuto per tenerla al riparo da ritorsioni e in attesa che possa regolarizzare la sua posizione di immigrata. Il resto è fatto in parte da un lieto fine messo in piedi da uomini e donne che nella vita fanno altro, lavorano e cercano di difendere i loro diritti al meglio possibile; per la restante parte c'è ancora da capire dove sta la casa chiusa in cui Stella era costretta a vivere e a lavorare; altrettanto poco si sa della rete di sfruttamento, almeno quella di questo caso specifico. Non è bene tutto ciò che finisce bene, è bene che Stella sia stata aiutata, il resto va meno bene. Nel Lazio l'assistenza alle donne maltrattate (a diverso titolo) è stata potenziata con nuovi finanziamenti destinati ad associazioni e centri rifugio, di cui la città di Latina è capofila per esperienza (del Centro Donna Lilith per esempio) e per progetti innovativi di recupero delle vittime di violenza, che attraverso un percorso di formazione e integrazione possono crearsi una seconda opportunità. Fondamentale per tutte l'accesso alle case rifugio e la possibilità di restare al sicuro e nell'anonimato almeno per un po' di tempo perché rischiano la vita, botte, soprusi, nuove «reclusioni». Questa storia è parte integrante della Giornata internazionale contro le vittime di violenza e abusi, è avvenuta per caso il 25 novembre, il giorno giusto.