Il sequestro preventivo della cava in via Riserva Nuova per attività di estrazione abusiva nelle prossime ore passerà al vaglio del gip, che dovrà valutare se convalidare o meno la misura disposta dal pm Giuseppe Miliano ed eseguita dal Nipaaf. I carabinieri Forestali, dopo il blitz negli uffici del Comune di Aprilia per acquisire della documentazione, hanno apposto i sigilli su un terreno di quasi 6 mila metri quadrati, un'area nella quale è stata rilevata un'attività di estrazione in assenza di autorizzazioni amministrative rilasciate degli enti preposti, in contrasto con la destinazione del sito. Il terreno si trova infatti in zona agricola, sottozona R2, dove per le norme urbanistiche del Comune è vietata l'apertura e la coltivazione di cave a cielo aperto. Per questo è stata denunciata per violazione delle norme urbanistiche, amministratrice unica della Stradaioli Holding, srl proprietaria del terreno.
Questa società fa parte del gruppo Stradaioli, che con un'altra azienda (la Stradaioli Srl) ha presentato un progetto per chiedere l'ampliamento da 800 mila metri cubi dell'attività estrattiva in via Riserva Nuova. Una procedura partita nel 2017 e incardinata nella conferenza dei servizi che di recente ha ricevuto l'ok alla Via (Valutazione di impatto ambientale) dalla Regione Lazio, un argomento che nei giorni scorsi è stata oggetto di due commissioni consiliari. «L'area sottoposta a sequestro è esterna alla cava, fa parte di un altro soggetto giuridico che è sempre del nostro gruppo. In ogni caso - afferma Mario Stradaioli, Ceo dell'omonimo gruppo - tutto ciò non invalida l'ipotesi dell'ampliamento della cava, visto che parliamo di due siti catastalmente distinti e di società diverse».
La proprietà ha dato mandato ai legali di proporre delle controdeduzioni da presentare nell'udienza di convalida, bisognerà però vedere se queste reggeranno di fronte all'impianto delle contestazioni. «In quell'area molto spesso - continua Mario Stradaioli - ospitiamo gli artificieri di Esercito, Carabinieri e Polizia per far esplodere bombe, mine e ordigni inesplosi che vengono ritrovati sul territorio. Siamo sereni e attendiamo le decisioni della magistratura, se nel caso c'è stato un errore è stato certamente in buona fede». Stradaioli infine in merito alle polemiche sollevate nella commissione del 15 novembre tiene a precisare che: «il prezzo di vendita della pozzolana estratta dalla cava è inferiore di 2/3 a quanto affermato dal consigliere Moroni, inoltre noi non la vendiamo ma la usiamo per i lavori».