Ottantuno anni e quattro mesi. Questa la condanna complessiva comminata dal collegio del Tribunale di Cassino presieduto da Marco Gioia e composto da Maria Cristina Sangiovanni e Pio Cerase, nei confronti degli undici imputati del processo Touch&Go. Nel primissimo pomeriggio di ieri i giudici cassinati hanno emesso la sentenza nei confronti dei componenti di un gruppo di persone di Minturno, Formia e campane, accusate a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, possesso di armi e di materiale esplodente, minacce, violenza privata e lesioni. Rispetto alle richieste presentate dal Sostituto Procuratore della Dda Corrado Fasanelli, c'è stata una netta riduzione nei confronti di tutti gli imputati, tra i quali spiccano Armando Danilo Clemente e Domenico De Rosa, condannati a dieci anni e sei mesi ciascuno; nei confronti dei due l'accusa aveva richiesto rispettivamente tredici e quattordici anni. Il dispositivo del collegio, oltre alle pene inflitte, ha previsto anche l'interdizione perpetua dai pubblici uffici e l'interdizione legale durante la pena per Clemente, Di Meo, Scarpa, Sellitto, Rotondo, i due fratelli De Rosa, Nocella, Giuseppe e Francesco Leone. Oltre alla condanna di quattro anni e due mesi, per Marco Barattolo è stata inflitta una sanzione di ventimila euro e l'interdizione dai pubblici uffici per la durata di cinque anni. Assoluzione invece per Raffaella Parente dai reati a lei ascritti, perché il fatto non costituisce reato.

I giudici hanno disposto la confisca e la distruzione della sostanza stupefacente ancora in sequestro e la confisca e il versamento alla direzione di artiglieria dell'arma e degli esplosivi ancora sotto sequestro. Entro novanta giorni saranno rese note le motivazioni, dopo le quali diversi legali presenteranno ricorso in appello. Il collegio difensivo era composto dagli avvocati Enrico Mastantuono, Pasquale Cardillo Cupo, Matteo e Vincenzo Macari, Edoardo Fascione, Gianluca Di Matteo, Danilo Riccio, Luca Scipione, Massimo Signore, Giovanni Valerio e Giuseppe Vernacchio. Dopo due anni e mezzo dal blitz dei Carabinieri della Compagnia di Formia e del Comando Provinciale di Latina, che portarono all'arresto di ventidue persone, arriverà la sentenza di primo grado. Un'inchiesta che è stata caratterizzata da una lunga indagine, coordinata dalla DDA di Roma e che si concluse con gli arresti effettuati il primo luglio del 2020, in seguito all'ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Roma, Ezio Damizia.