La lunga sentenza del fallimento della Midal letta per più di sette minuti mercoledì in Tribunale dal presidente del Collegio penale, sembra rispecchiare la durata di un processo complesso, iniziato con la prima udienza quasi nove anni fa.
Nel dispositivo uno spazio molto ampio è stato dedicato alle parti civili che si sono costituite. Sono quasi 60 gli ex dipendenti dell'azienda. Alcuni sono comparsi come testimoni e hanno ricostruito cosa è accaduto nel giro di pochissimo tempo. Diverse testimonianze sono state drammatiche tra lacrime e interruzioni per poi riprendere fiato e riscrivere la storia di un'azienda tanto solida che si è sbriciolata sotto i colpi di manovre azzardate e falsi in bilancio. Le condanne più pesanti sono state per i vertici della spa e i presunti responsabili che ricoprivano ruoli di responsabilità. Quasi dieci anni di processo (con diversi cambi di collegio) con alcune parti civili nel frattempo sono decedute. Stesso destino di un imputato, nei cui confronti il reato si è estinto perchè è morto. Anche questo è stato Midal.
Tra le pene accessorie è stata disposta quella dell'inabilitazione all'esercizio di un'impresa commerciale e dell'incapacità di esercitare uffici direttivi presso qualsiasi impresa per la durata di 5 anni nei confronti di Giacomo Pontillo, Sandro Silenzi, Paolo Barberini. La metà rispetto ai dieci anni nei confronti di Rosanna Izzi.

I giudici hanno disposto l'interdizione dai pubblici uffici in modo perpetuo per Rosanna Izzi e per cinque anni nei confronti di Giacomo Pontillo, Sandro Silenzi, Sergio Gasbarra e Paolo Barberini. E infine alcuni imputati, tra cui sempre la Izzi e poi Silenzi, Sergio Gasbarra e Pontillo, sono stati condannati al risarcimento delle parti civili da liquidarsi in separata sede.

Sono state tre le assoluzioni disposte dal Collegio penale, tra cui quella di Pietro Gasbarra. «Dopo dieci anni di processo per il mio assistito è finito un incubo - ha detto l'avvocato Federica D'Angelo - siamo soddisfatti della sentenza e abbiamo dimostrato l'estraneità del dottor Pietro Gasbarra ai fatti contestati». Tra novanta giorni si conosceranno le motivazioni e una volta lette il collegio difensivo presenterà ricorso in Corte d'Appello per chi è stato condannato.

«E' stata una battaglia giuridica e di diritto, non vi erano precedenti di creditori che si costituiscono parte civile per il riconoscimento del danno morale nascente da reato, è una pagina importante della giurisprudenza», ha detto l'avvocato Guglielmo Raso che assisteva alcuni dipendenti che si erano costituiti.
«E' la prima volta in provincia di Latina che viene riconosciuto il diritto del danno relativo al patema d'animo per la perdita del posto di lavoro», commenta l'avvocato Claudio Maria Cardarello, anche lui della parte civile insieme agli avvocati Valentina Macor, Franco Sassu e Luigi Di Mambro. Le ripercussioni sotto il profilo emotivo per i lavoratori erano state profonde: alcuni erano stati in cura per riprendersi dal trauma subito per il cambiamento delle abitudini di vita e lo choc di aver perso il lavoro.
I reati ipotizzati sono: bancarotta fraudolenta e accesso abusivo al credito. Per molti ex dipendenti della Midal anche se il processo si è chiuso con la sentenza di primo grado, il fallimento continua ad essere una ferita sempre aperta.