L'indagine antidroga della Guardia di Finanza si è concentrata sui traffici che rifornivano alcuni operatori sanitari dell'ospedale ortopedico Icot perché gli investigatori, monitorando alcuni spacciatori attivi nel capoluogo, erano incappati in un portantino della clinica che aveva incentrato una parte consistente dei suoi affari illeciti tra i colleghi. Oltretutto l'analisi del suo telefono aveva rivelato che lo spaccio aveva luogo durante l'orario di lavoro. Prima che venisse arrestato, come emerge proprio dall'analisi delle chat di Whatsapp trovate nello smartphone, il portantino Renato Gargiulo aveva cercato di ottenere l'aiuto di un infermiere per recuperare i crediti e agevolare le consegne dello stupefacente, soprattutto hascisc e marijuana. È questo il fronte investigativo che ha portato all'equipe della sala operatoria di cui faceva parte il medico L.E. destinatario dell'interdizione dalla professione.
È emerso così che il medico indagato e un infermiere dello stesso staff erano piuttosto attivi nel reperimento della droga che principalmente era destinata al loro consumo, ma in alcune circostanze acquistavano in quantità maggiori per rifornire anche gli altri colleghi, compresi altri medici identificati come assuntori di stupefacenti. Tra gli operatori sanitari indagati per la doppia veste di consumatori di cannabinoidi e pusher in corsia, c'è anche un infermiere che era in stretto contatto con il portantino arrestato nelle fasi preliminari dell'inchiesta. Si tratta di M.N. che Renato Gargiulo aveva assoldato come collaboratore nell'attività di spaccio, in cambio della promessa di assicurargli un trattamento di favore nella cessione della droga.
Come annota il giudice per le indagini preliminari, «è evidente che M.N. è molto attivo anche nel coadiuvare Renato Gargiulo nello spaccio di stupefacenti tra i colleghi, laddove quest'ultimo lo esorta a raccogliere denaro di pregresse forniture o nuovi ordinativi di stupefacenti, agevolandolo poi nel pagamento della sua quota parte». Proprio dalle chat emerge questo scambio di favori, col portantino che esorta così il collega infermiere: «...se riesci ad alzà almeno 50 poi a te te posso pure aspettà...».
Nel senso che gli consentiva di dilazionare i pagamenti dello stupefacente nel tempo, ovvero di saldare i debiti senza troppa fretta. Come annota sempre il giudice, «riprendendo la disamina della chat risalta immediatamente come, uno dei colleghi presso i quali M.N. avrebbe potuto raccogliere denaro di pregresse forniture o nuovi ordinativi di stupefacenti in cambio di agevolazioni, si identifichi in un medico» collega del chirurgo interdetto dalla professione. Infatti, come rivelano sempre i messaggi contenuti nelle chat trovate nel telefono acquisito dopo l'arresto del portantino, alla richiesta di Renato Gargiulo di notizie, l'infermiere replica «Mo gli parlo, sta a operà». La cosa puntualmente avviene più tardi quando M.N. rifererisce al portantino: «Renà allora il dottore te chiama domani per le 11 se è viene lui da Gigi a Lestrella...».
Il giudice quindi non può che osservare come «i messaggi confermano il diffuso uso di sostanze stupefacenti tra il personale sanitario».