Il Tribunale per le Imprese di Roma ha rigettato il ricorso della curatela della Alfer, l'azienda riconducibile ad Alberto Veneruso. L'imprenditore era stato chiamato in causa insieme alla moglie Giuseppina Pica e poi anche a Giorgio Di Mare. I magistrati romani - come riportato nel provvedimento - hanno condannato la curatela alla rifusione delle spese processuali che liquidano in 35mila euro in favore di Di Mare, Schisa e di 40mila euro nei confronti di Alberto Veneruso e Giuseppina Pica. La richiesta dell'azione giudiziaria che puntava ad ottenere il risarcimento dei danni a favore della massa dei creditori, era pari a 5 milioni e 360mila euro per Veneruso e Di Mare e per ulteriori 2 milioni e 360mila euro per la Alven. Le parti convenute erano assistite dagli avvocati Giuseppe Fevola e Antonio Briguglio.

Tra gli elementi presi in considerazione dalla curatela nell'azione giudiziaria anche una circostanza: le proposte di concordato della società Alfer spa erano nulle per causa illecita perchè avevano un obiettivo e cioè quello di evitare il fallimento della società, richiesto nel 2010 per i frequenti cambi di sede. Inoltre nell'azione era stato sottolineato il trasferimento fittizio all'estero della società e la fittizia revoca dello stato di liquidazione. Nella richiesta era stato messo in luce un altro aspetto: era stato dichiarato il fallimento di altre società del gruppo facente capo a Veneruso e le dinamiche delle aziende fallite erano di tipo distrattivo. «Le condotte che avevano condotto al fallimento erano analoghe a quelle poste in essere con riferimento alle altre società che facevano capo al Veneruso tra cui Agw e Meccano per i diretti poteri di gestione quale Presidente del Consiglio di amministrazione e per titolarità integrale del capitale sociale» aveva sostenuto la curatela. «Il sistema illecito posto in essere fino alla dichiarazione di fallimento della società Alfer era stato sintetizzato nella richiesta di rinvio a giudizio del Veneruso e nella ordinanza di custodia cautelare emessa nel settembre del 2016» aveva aggiunto la curatela.

lla fine il Tribunale delle Imprese di Roma composto dai giudici Giuseppe Di Salvo, Stefano Cardinali, Enrica Ciocca ha emesso la sentenza e ha rigettato la richiesta della curatela che potrà appellare questa decisione. Poco tempo fa sempre il Tribunale per le Imprese aveva respinto il ricorso in merito al fallimento della Meccano, erano stati chiesti 19 milioni di euro per dei danni cagionati al patrimonio sociale ed alla massa dei creditori. La Meccano - come sostenuto nell'azione giudiziaria - era stata costituita il 31 gennaio del 2001 per quello che era stato definito Progetto Meccano. Prevedeva la riconversione del sito industriale nel Comune di Cisterna, abbandonato dalla Good Year Italia oltre alla riqualificazione e il reimpiego di personale».