Il clima tra le mura domestiche che emerge è inquietante. Frasi pesanti che sono cicatrici. «Brutto infame, te la fai con tua madre dopo che ti ha abbandonato, non ti voglio più vedere», diceva al figlio un bambino piccolo. E' questa una delle frasi pronunciate da un uomo di 40 anni, accusato di maltrattamenti in famiglia e che sarà processato il prossimo primo marzo davanti al gup. Quasi un anno fa era stato sottoposto ad un divieto di avvicinamento su richiesta del Procuratore Aggiunto Carlo Lasperanza e firmato dal giudice Giuseppe Cario. Secondo quanto ipotizzato dagli inquirenti, l'uomo ha aggredito fisicamente e con percosse il figlio con la cinta di cuoio e una freccia colpendolo a mò di frustino.

Per cristallizzare la prova da portare al dibattimento, era stato chiesto un incidente probatorio, respinto dal gip ma nel procedimento sono emerse anche altre circostanze. Nel capo di imputazione per il 40enne, la Procura ha sostenuto che l'uomo ha mostrato scarsa attenzione alle esigenze psico fisiche del minore assoggettandolo ad un sistema di vita vessatorio da rendere impossibile ogni forma di civile convivenza. L'imputato inoltre ha maltrattato l'ex convivente sottoponendola a una serie di vessazioni di natura fisica e psicologica con una serie di minacce di morte.
«Ti ammazzo, te la faccio pagare, ti rovino». E in base a quanto ipotizzato ha picchiato con calci e pugni la donna colpendola in testa con oggetti contundenti anche quando era in stato di gravidanza costringendola a subire con la forza il taglio di capelli.