Non ci saranno pronunce automatiche di decadenza delle concessioni d'uso delle sepolture di cui erano stati pubblicati gli elenchi dal Comune contenenti i nominativi di circa tremila salme da estumulare. A dirlo l'ultima sentenza del Tar del 3 febbraio scorso sul ricorso proposto dall'associazione Codici in rappresentanza di 64 cittadini di Latina, difesi dagli avvocati Francesco Di Ciollo e Annamaria Romeo, che avevano chiesto l'annullamento del regolamento di polizia mortuaria approvato con delibera di consiglio ad aprile 2021 e dell'atto di pubblicazione degli elenchi delle sepolture in scadenza del Cimitero Urbano di Latina, prot. N. 135341 del 09.09.2021, e prot. N 14588 del 26 gennaio 2022. Lo ribadisce e lo comunica a ricorrenti e cittadini la stessa Codici con l'intervento a supporto di Asso Cons. Italia, che ha sostenuto l'illegittimità di considerare scaduta la sepoltura delle salme di deceduti dal febbraio 1976 al novembre 1999 e aveva presentato ricorso contro il Comune di Latina, difeso dall'avvocato Alessandra Capozzi e nei confronti di Ipogeo, difeso dagli avvocati Francesco Amerigo Cirri Sepe Quarta, Giampaolo Maria Cogo, Giancarlo Damiani Chersoni e Giovanni Cogo, per far esprimere l'Organo giurisdizionale su quella che si riteneva la corretta durata della sepoltura, cioè novantanove anni invece dei pretesi trenta. Il Tar ha chiarito «che solo all'esito di singole verifiche istruttorie il Comune potrà adottare specifici provvedimenti, anche di pronuncia di decadenza della concessione, solo in quel caso "attualmente" lesivi per gli interessati, che potranno impugnarli unitamente al suddetto Regolamento».
Per il Tar il ricorso è inammissibile per carenza di attuale e diretta lesività degli atti ma al contempo i giudici hanno stabilito un principio importante, ossia «che solo all'esito di singole verifiche istruttorie il Comune potrà adottare specifici provvedimenti, anche di pronuncia di decadenza della concessione, solo in quel caso "attualmente" lesivi per gli interessati, che potranno impugnarli unitamente al suddetto Regolamento, se applicato come atto presupposto». Codici spiega tramite il responsabile provinciale Antonio Bottoni che non vi potrà essere alcuna pronuncia più o meno automatica di decadenza, così come temuto da alcuni dei ricorrenti: «Infatti, la Sentenza del TAR n. 46/2023, - spiega - ha chiarito che il Comune dovrà effettuare preventivamente specifiche istruttorie singole, quindi coinvolgendo direttamente i singoli concessionari, prima di poter eventualmente dichiarare la decadenza anche di una sola concessione. Come specifica la Sentenza, infatti, solo al termine di questa procedura, come detto e come riteniamo di dover ancor più ed ancor meglio puntualizzare, considerata la delicatezza dell'argomento, potrebbe (non potrà) essere pronunciata la decadenza delle sepolture, ma una per una e non in maniera massiva e che i singoli provvedimenti dell'Ente (e non di altri soggetti) potranno essere impugnati insieme al regolamento che, invece, secondo qualcuno, avrebbe autorizzato a procedere in maniera quasi automatica alla pronuncia della decadenza delle concessioni». Codici, pertanto, invita coloro che hanno partecipato sia come ricorrenti che come aderenti al ricorso al TAR e che non vogliano consentire volontariamente la liberazione delle sepolture di loro interesse, a non procedere ad autorizzare l'estumulazione dei loro cari, a cui seguirebbe anche il pagamento obbligatorio dei relativi costi».
L'associazione, che incontrerà stampa e cittadini il 31 febbraio alle 16 al circolo cittadino, invita ad essere contattata n. 335/6689009 per eventuali richieste di chiarimenti su aspetti ritenuti ancora non chiari ed assicura che continuerà a seguire da vicino la questione cimiteriale sotto tutti gli aspetti di interesse dei diritti dell'utenza.