Gli ha fatto delle avances e dei palpeggiamenti, ha approfittato di lui e poi ha compiuto atti sessuali completi quando in casa erano da soli.
Sono due i presunti episodi contestati finiti nell'inchiesta su cui è mantenuto uno stretto riserbo. Il padre del bambino era uscito per andare a fare la spesa e lei, un'amica di famiglia - secondo quanto ipotizzato - lo ha tenuto fermo per avere un rapporto sessuale.
Spuntano nuovi riscontri nell'inchiesta finita in Tribunale ed emersa nelle scorse settimane che aveva portato sul registro degli indagati una donna incensurata.
L'accusa contestata dalla Procura di Latina in occasione dell'udienza preliminare che si svolgerà nei prossimi giorni davanti al giudice Pierpaolo Bortone è quella di violenza sessuale, aggravata dalla minore età della parte offesa.
Gli episodi ipotizzati nel capo di imputazione sono avvenuti nel capoluogo pontino tra il 2018 e il 2019. Il bambino che all'epoca aveva 9 anni per molto tempo si era tenuto dentro questo terribile segreto fino a quando un giorno mentre era a scuola, a causa della tensione e dello stress accumulato, si è sentito male e ha mandato un sms sul cellulare della madre, dicendole che voleva parlargli per una cosa avvenuta qualche tempo prima e che lo faceva stare male.
La parte offesa si è confidata poi con un'altra persona di fiducia ricostruendo quei terribili momenti e dopo la denuncia presentata in Questura, l'anno scorso è stata aperta l'inchiesta coordinata dal Procuratore Aggiunto Carlo Lasperanza. Agli atti del procedimento è finita la ricostruzione dei fatti offerta dalla madre del piccolo che aveva chiesto l'esercizio dell'azione penale, raccontando come aveva cercato di gestire la situazione una volta appresa la notizia dal figlio.
Nei prossimi giorni in Tribunale si completerà l'incidente probatorio, richiesto dall'accusa per raccogliere una prova da portare al dibattimento, in un secondo momento il giudice dovrà deciderà sulla richiesta di rinvio a giudizio formulata dal magistrato inquirente nei confronti della presunta responsabile. La parte offesa aveva accusato un trauma emotivo estremamente forte dopo l'accaduto. Anche con il sostegno di un supporto psicologico nel corso delle indagini preliminari, il ragazzino aveva ripercorso i fatti contestati e finiti nel capo di imputazione.