C'è una parte del mondo politico che ruota attorno alla figura del pentito Agostino Riccardo nella ricostruzione che dura due ore dell'altro collaboratore di giustizia Renato Pugliese, nel processo per la compravendita di voti per le elezioni comunali del 2016.
Pugliese parla di tutto e ricorda diversi particolari di quel momento storico di quando Agostino Riccardo gestiva quella che è stata definita una «nuova opportunità di guadagno».
Il pentito ricorda dei manifesti della Lega di Noi con Salvini nascosti nella stalla di Armando Lallà Di Silvio, dei rapporti di Riccardo che aveva «Con mezza Latina» e infine ha ricordato una cena a Borgo Carso quando lui insieme a Gian Luca Di Silvio e a uno dei fratelli Sicignano erano stati ad un evento della Lega dove era presente a pochi tavoli di distanza il leader Matteo Salvini per un comizio elettorale. Era una cena ad un ristorante.
«Il pass per entrare ci fu dato da Emanuele Forzan che ci chiese di mettere molti manifesti per fare bella figura. Un poliziotto quando ci ha visto quella sera ci ha fatto anche un video perchè sorpreso della nostra presenza, io gli ho detto "Non c'è bisogno che lo fai, lo sanno tutti che attacchiamo i manifesti per la Lega"».
Da un sito protetto, subito dopo la testimonianza di Bruno Creo, Renato Pugliese inizia la sua lunga deposizione che parte dai rapporti che aveva con l'imprenditore Raffaele Del Prete ed Emanuele Forzan, coordinatore della Lega a Sezze all' epoca dei fatti, ritenuti i presunti responsabili del voto di scambio con l'aggravante del metodo mafioso. «Riccardo Agostino si occupava di comprare i voti, sapeva con chi parlare e aveva molti rapporti, anche con candidati più piccoli, prometteva voti a tutta Latina e poi diceva l'importante è che mi danno i soldi».