Questa volta Francesco Mattei, allevatore e coltivatore diretto di Lenola dove svolge la sua attività in località Campo Serianni, ha preso carta e penna e, stanco delle vicissitudini procurate a lui e ai capi di bestiame che alleva e cura, si è rivolto alla Procura della Repubblica, ai carabinieri di Lenola, al Parco dei Monti Aurunci e all'Asl.

L'uomo, già noto alle cronache per aver subìto l'ennesimo attacco da parte di esemplari di animali selvatici, forse razze ibride dall'unione di cani e lupi, che un mese fa avevano aggredito tre puledri e ridotto in fin di vita il segugio istriano che era intervenuto a protezione dei quadrupedi, ha presentato una dettagliata denuncia sulla perdurante situazione alla Procura della Repubblica, ai Carabinieri di Lenola, al Parco dei Monti Aurunci e all'Asl. «Già dal 2009, dopo aver pagato di tasca mia l'intervento del prof. Esposito, un esperto nel settore della veterinaria che studia la fauna predatoria ibrida - ha detto Mattei - vado ribadendo che ad attaccare le bestie protette nel recinto non sono lupi ma cani randagi inselvatichiti dalla vita di branco che li ha fatti diventare fauna ibrida predatoria. Le mie conclusioni sono state sistematicamente ignorate da chi avrebbe dovuto farne buon uso (il Parco ripaga i danni se ad aggredire sono i lupi e non i cani inselvatichiti, che sono di competenza della Asl, ndr) e, nel rimpallo delle responsabilità, continuiamo ad assistere a periodici attacchi alle bestie che alleviamo, con pesanti perdite di danaro, oltre che con gravissimi rischi anche per la nostra sicurezza, tanto è vero che ho chiesto o una scorta armata o il permesso di portare al pascolo con me il fucile così da potermi difendere in caso di aggressione. Finora - ha concluso Mattei - non ho visto provvedimenti presi per fronteggiare con estrema efficacia il caso o risposte concrete e capisco la risposta dell'Asl che dice che, senza la richiesta del Parco, i nostri operatori non possono intervenire per il monitoraggio in una zona che è di competenza dell'Ente Parco».