Chi se lo dimentica Nicola Ferraro? Torna in auge ad oltre venti anni dall'estate ruggente in cui gestì la raccolta dei rifiuti a Gaeta, tra disservizi e polemiche con la sua Ecocampania, la società che è alla base dell'indagine da cui è scaturita la confisca di beni e utilità per due milioni e mezzo di euro, disposta dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere e notificata ieri mattina dalla Guardia di Finanza di Caserta. Come prevedibile rientrano tra i beni sottratti al patrimonio di Ferrato alcuni appartamenti in via Tommaso Costa a Formia e altri immobili in via Atratina a Gaeta, oltre alle case a lui riconducibili a Casal di Principe e ad Arienzo in provincia di Caserta.

Il provvedimento di confisca include anche il vitalizio di cui è beneficiario in quanto ex consigliere regionale della Campania, dove fu eletto nel 2005. La sua biografia politica si incrocia con quella imprenditoriale e, al contempo, con una importante indagine penale. Nicola Ferraro è stato più famoso come imprenditore dei rifiuti considerato vicino al clan dei casalesi, tanto che è stato condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, con sentenza passata in giudicato. In atti viene definito «un imprenditore e politico colluso con i reggenti del clan dei casalesi, nello specifico la fazione Schiavone-Bidognetti, almeno dal 2000 in poi e comunque prima della sua elezione». Secondo quanto ricostruito dalla Dda di Napoli e poi avallato dal Tribunale, Nicola Ferraro, come asserito da molti collaboratori di giustizia, ha fornito «la sua continua disponibilità a porsi come intermediario tra gli amministratori degli enti locali e le organizzazioni criminali di riferimento per drenare a favore di queste ultime appalti e contributi pubblici, riuscendo quasi a monopolizzare il redditizio settore economico della raccolta e smaltimento dei rifiuti, anche oltre i confini del territorio casertano, determinandone di fatto la sua pericolosità sociale».

Quando parlano di monopolio nei rifiuti pure fuori dalla provincia di Caserta si riferiscono anche all'appalto ottenuto presso il Comune di Gaeta negli anni duemila e che partì nel 2001, appunto. EcoCampania comunque dopo quell'appalto durò ancora pochi anni, fu dichiarata fallita nel 2008 e per il crac Ferraro fu sottoposto alla misura cautelare dell'obbligo di dimora a Casal di Princiape. Non era, in fondo, mai stata una società qualunque, antagonista per anni di Ecoquattro, a sua volta amministrata da indagati per camorra.