Condanne ridotte dai giudici della Corte d'Appello di Reggio Calabria per il processo Selfie relativo ad un vasto traffico di marijuana tra la Calabria e il territorio pontino. Sotto processo erano finite anche alcune persone residenti in provincia di Latina. Mercoledì sera i giudici hanno pronunciato la sentenza di secondo grado dopo che nell'aprile del 2021, il gup del Tribunale di Reggio Calabria Stefania Rachele, aveva emesso per gli imputati 21 condanne e un'assoluzione.

Pena ridotta da sette anni a due anni e sei mesi per Arianna Ramiccia, difesa dagli avvocati Luca Giudetti e Stefano Iucci. Assolta dall'associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, confermati due capi di imputazioni relativi ad episodi di spaccio. I giudici hanno disposto la liberazione e la donna ha lasciato gli arresti domiciliari.

Condanna ridotta da 20 anni a 11 anni e otto mesi per Alfredo Celani, difeso dall'avvocato Alfonso Falcone, doveva rispondere di episodi di spaccio e dell'associazione per delinquere.

Dagli accertamenti è emerso che le coltivazioni di marijuana in provincia di Reggio Calabria, rifornivano le piazze di spaccio oltre che di Latina anche di Roma. Secondo quanto sostenuto dall'accusa, proprio Celani era uno dei personaggi ritenuti di rilievo nel traffico di droga, come aveva ripetuto il magistrato inquirente nel corso della sua requisitoria. L'inchiesta era nata oltre cinque anni fa a seguito della scoperta di due piazzole adibite alla coltivazione della cannabis e recintate. I riscontri sono arrivati da apparati tecnici e i Carabinieri hanno identificato i coltivatori. Subito dopo è stata ricostruita tutta la filiera che ha portato anche a Latina. Proprio nel capoluogo pontino era scattato un ingente sequestro di marijuana. Erano stati due i carichi di droga monitorati dagli uomini dell'Arma: uno a Latina e l'altro per Roma, tra cui il recupero di tre chili di marijuana. Tutto questo era avvenuto il 17 maggio del 2017.

In quella circostanza i due corrieri erano stati fermati subito dopo un incontro con Alfredo Celani. «Attraverso una filiera collaudata di produzione e l'individuazione di canali di distribuzione stabili è stata accertata - aveva sottolineato il pubblico ministero nella richiesta del provvedimento restrittivo - l'operatività sinergica di tutti gli indagati alla realizzazione degli illeciti». Mercoledì è stata messa la parola fine al processo di secondo grado. Tra novanta giorni si conosceranno le motivazioni della sentenza.