«Sono trascorsi 13 anni. Patatone 2040 fine pena. Rispetto la magistratura, ma io personalmente non ho chiesto nessun beneficio, sconto la mia condanna e torno a casa da uomo libero». Tra le poche righe scritte a mano dal detenuto Costantino Patatone Di Silvio, lo stralcio di una lettera inviata dal carcere portata ieri nella nostra redazione da un suo congiunto insieme a un paio di vecchie foto di famiglia, si nasconde il tentativo di stemperare la tensione che ha provocato negli ambienti della criminalità latinense, e forse anche nella vita carceraria, la sua ultima interferenza nelle indagini sugli ultimi fatti di sangue registrati nel territorio pontino. Il manoscritto probabilmente nasconde un messaggio, neppure troppo velato, che rivela la necessità del quarantenne di giustificarsi mettendo in chiaro di non essersi pentito, definire la propria posizione in maniera ufficiale dopo avere sostenuto un interrogatorio con i magistrati della Procura di Latina per riferire ciò che lui e altri sodali hanno appreso dal carcere, e non solo, su alcuni recenti omicidi. Insomma, se Patatone Di Silvio ha voluto dissipare qualsiasi equivoco, probabilmente erano a rischio anche nuovi assetti e alleanze riscritti per gli effetti delle inchieste degli ultimi anni.