La Procura di Cassino ha comunicato la chiusa inchiesta sulla compravendita di una grotta trasformata in abitazione, vicenda nella quale sono indagati il neo commissario per il recupero del carcere di Ventotene, Giovanni Macioce, l'imprenditore dell'isola Modesto Sportiello e i due figli di quest'ultimo.


La pubblica accusa contesta false dichiarazioni in un atto pubblico, rese, nello specifico, al notaio che ha redatto la compravendita della grotta. Il procedimento è stato aperto a seguito della denuncia di una cittadina dell'isola.
Ora le difese degli indagati avranno venti giorni per controdedurre e dunque per spiegare le affermazioni false contenute nell'atto. Il giorno del rogito presso lo studio notarile sono comparsi l'ex generale della Finanza, Macioce, Sportiello e i figli; questi ultimi risultano acquirenti insieme a Macioce dell'unità immobiliare ora al centro della verifica giudiziaria.
I tre hanno concorso in parti uguali all'acquisto dell'immobile, rilasciando ciascuno al notaio un assegno bancario non trasferibile di diecimila euro. Riassumendo, tre assegni da diecimila euro ciascuno rilasciati dai tre acquirenti per l'acquisto del locale deposito il cui prezzo è stato di trentamila euro complessivi. L'immobile era un deposito, poi trasformato in abitazione come emerge dalle foto allegate alla denuncia; si tratta di una struttura ubicata in una zona sottoposta a vincolo paesaggistico e fragile sotto il profilo idrogeologico, rientrante nella fascia di rischio «A» e inserita nella Riserva naturale delle isole di Ventotene e Santo Stefano, quest'ultima da qualche giorno passata sotto la tutela proprio di Macioce, che ne è divenuto commissario di Governo per il restauro del carcere borbonico.
Ed è la ragione per la quale un'indagine per falso, tutto sommato non la più grave in circolazione, sta dando a questa storia una connotazione politica e al tempo stesso di maggiore rilevanza. L'inchiesta viene seguita su delega della Procura dalla Guardia di Finanza.
Non si conoscono al momento eventuali ed ulteriori accertamenti da parte dell'amministrazione comunale di Ventotene che, in via autonoma, avrebbe l'interesse ad accertare se vi siano stati abusi in una delle zone a maggiore rischio frane dell'isola. La denuncia iniziale, infatti, sottolineava l'anomala e illegittima trasformazione della grotta-deposito in immobile per civile abitazione, un cambio di destinazione su cui dovrebbe vigilare sempre il Comune di Ventotene e in caso di riscontro positivo sugli abusi avrebbe altresì l'obbligo di ordinare la demolizione. All'esito delle memorie della difesa degli indagati la Procura deciderà, invece, circa la richiesta di giudizio o di archiviazione per l'ipotesi di falso nell'atto notarile.