Il racconto in aula è stato lungo, tortuoso e sofferto a tratti. Davanti al Tribunale di Cassino si srotola una delle storie più brutte nate nell'immediata periferia di Formia, a Penitro, nel complesso delle case popolari, dove da qualche anno è andata a vivere una coppia di omosessuali. I dirimpettai li hanno odiati (letteralmente) dal primo momento e li hanno perseguitati con bigliettini di insulti («Froci di merda, andate via»), mettendo frutti dal richiamo sessuale, come banane, nella cassetta della posta, ponendo in essere una serie di danneggiamenti.

Le vittime non si sono mai date per vinte e hanno presentato esposti alle forze dell'ordine, raccolto prove, reagito. Peraltro tutta la comunità del posto è scesa in campo in segno di solidarietà. E nel frattempo è iniziato il processo per il reato di azioni persecutorie con discriminazione omofoba a carico di Antonio Consoli, 69 anni, e Gina Izzi, 65 anni, entrambi difesi dall'avvocato Luigi Scipione. Nell'ultima udienza sono state sentite le vittime, ossia Pasquale Galliano e Michele Castelli, che si sono costituite parte civile per il tramite del loro legale, l'avvocato Pasquale Improta. I fatti contestati sono avvenuti, peraltro, quando era già in vigore una misura cautelare di divieto di avvicinamento a carico di Consoli e Izzi. Nello specifico, stante appunto il divieto, i due condomini minacciavano e molestavano ripetutamente la coppia omosessuale, gettando cicche di sigarette e altra immondizia davanti all'entrata dell'abitazione di Castelli e Galliano, rubavano loro la posta, lanciavano oggetti verso l'abitazione dei due, imbrattavano i muri con scritte omofobe, per esempio «frocio... devo toglierti di mezzo», al loro passaggio facevano versi e pernacchie e una volta, a giugno del 2020, hanno ingiuriato alcuni ospiti della coppia; addirittura alla sorella di Galliano hanno detto ad alta voce «putt....a». Uno stato di cose per tanti aspetti assurdo, andato avanti per molti mesi, certamente tra febbraio e giugno del 2020. La sequenza di atti persecutori è stata ripercorsa davanti al Tribunale, cui si chiede di giudicare un reato purtroppo molto diffuso; ma questa volta c'è dell'altro, l'aspetto dell'omofobia che in questo caso specifico viene fuori in maniera plastica e prova che il fenomeno di cui si parla spesso negli ultimi anni ha nomi, cognomi, volti, luoghi in cui si consuma per davvero. Nella prossima udienza, fissata per il 23 maggio, è prevista l'escussione di alcuni degli investigatori di Formia che hanno seguito il caso e subito dopo ci sarà l'esame e il controesame dei due imputati.