I lavori procedono spediti e sono già ben distinguibili le sagome dei tre manufatti, realizzati in prefabbricati di calcestruzzo, che dovranno ospitare tre medie strutture di vendita per una superficie complessiva non inferiore a cinquemila metri quadrati. Un intervento che modifica fin d'ora l'assetto urbano dell'intera zona circostante il Garden Hotel di via del Lido e che pone, prima ancora dell'inizio delle attività, seri problemi anche per gli equilibri commerciali del quartiere Q3, dove le strutture di grande e media distribuzione attualmente operative soffrono per l'assenza di un Piano del Commercio e subiscono l'inclemenza di qualche discutibile gestione consortile.

In questo contesto, anziché prestare attenzione alle dinamiche del settore e svolgere una funzione di accorta e costruttiva mediazione, nel 2018 l'amministrazione Coletta ha forzato sul versante urbanistico rendendo possibile l'intervento in corso, intervento negato più volte dalle precedenti amministrazioni comunali, tutte concordi nel ritenere insuperabile la destinazione urbanistica della zona, soggetta ad un vincolo alberghiero che non consentiva soluzioni edilizie diverse. La delibera con cui la Giunta Municipale nel dicembre 2018 aveva adottato la variante che eliminava il vincolo di destinazione alberghiera sulla zona attualmente interessata dai lavori di realizzazione di un nuovo polo commerciale, oltre che un manifesto di obbrobri amministrativi, era stata lo spunto per l'avvio di un procedimento giudiziario che aveva portato all'iscrizione di un assessore, un costruttore e qualche tecnico sul registro degli indagati, salvo poi assistere alla inopinata richiesta di archiviazione da parte dello stesso magistrato inquirente, richiesta supinamente accolta da un Gip con un lapidario decreto di archiviazione.

Ma il caso che sembrava chiuso e dimenticato sta risalendo a galla, come accade quando le cose intraprese vengono lasciate a metà.
Quando un paio di mesi fa ha visto delimitare il cantiere e arrivare gli escavatori, uno dei residenti della zona che si trova alle spalle del Garden Hotel ha capito che non c'era un minuto da perdere se voleva almeno tentare di proteggere se stesso e il valore della sua casa, realizzata qualche decennio fa in quella che si riteneva sarebbe rimasta un'oasi di pace e tranquillità. Senza esitare e ritenendo di averne pieno diritto e titolo, il cittadino ha presentato in Comune una richiesta di accesso agli atti, che però è stata immediatamente rigettata.
Non restava che una strada percorribile, quella dell'impugnazione di quel diniego davanti al Tar. Cosa che l'interessato ha deciso di fare facendosi assistere dallo studio dell'avvocato Corrado De Simone. Ma anche il Tar ha rigettato la richiesta del ricorrente, e contro quel provvedimento pende ora un giudizio dinanzi al Consiglio di Stato, che dovrà anche esaminare un corposo allegato contenente una «Consulenza tecnica in ordine alle procedure connesse con la variante urbanistica approvata con delibera di G.M. 457/2018».
Quella relazione, composta di circa 80 pagine, ricostruisce la storia urbanistica dell'area interessata alla variante adottata dal Comune di Latina e conclude sostenendo la tesi secondo cui il vincolo di destinazione alberghiera è tuttora vigente e che la sua eventuale modifica richiederebbe l'intervento del Consiglio comunale con una variante al Piano Regolatore Generale.

Una tesi. Ma è una tesi condivisa anche dal pubblico ministero che ha chiesto e ottenuto l'archiviazione del procedimento scaturito dalla delibera 457 del 2018. Si legge infatti nel provvedimento del Pm Miliano: «A giudizio di chi scrive ... deve ritenersi che sull'area in oggetto insista ancora il vincolo alberghiero apposto nel ‘96, la cui rimozione non è stata formalmente adottata, non potendo ritenersi tale il provvedimento della Giunta comunale sul quale si è incentrata l'attività investigativa».

Bene, malgrado la persistenza del vincolo alberghiero, oggi quell'area può ospitare un insediamento commerciale. C'è stata una nuova variante urbanistica? Da dove è arrivato il permesso a costruire rilasciato nell'agosto 2022 dal Suap del Comune alla società Green Building? E perché il Comune si oppone alla richiesta di accesso agli atti avanzata da un cittadino?