I fatti sono provati, dal ritiro dei permessi di soggiorno ad una procura notarile falsa. E' quello che ha detto alla fine del suo intervento il Procuratore generale in Corte d'Assise d'Appello a Roma nel processo sul business per l'immigrazione clandestina. Decine e decine di braccianti sono arrivati in Italia in modo irregolare. L'accusa ha chiesto la conferma di 13 condanne emesse un anno fa a Latina dalla Corte d'Assise, con pene che oscillano tra i 4 e i 5 anni. Era caduta l' associazione per delinquere era rimasto come reato il favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e il falso.
Al centro dell'inchiesta la modalità con cui decine e decine di stranieri provenienti dal Banglasdesh sono entrati in Italia. Nel fascicolo della Procura di Latina che aveva indagato su quella che era stata definita «La fabbrica dei permessi», sono finite anche le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia. In sede di richiesta di requisitoria nel processo di Latina, l'accusa aveva chiesto multe per un importo da record: un totale complessivo di quasi 100 milioni di euro, per ogni immigrato che sarebbe entrato in modo irregolare la multa è di 25mila euro. Nella sentenza la cifra delle multe era stata nettamente inferiore arrivando comunque a 12 milioni di euro. Le indagini erano state condotte dagli agenti del Commissariato di Polizia di Fondi e avevano interessato diversi centri della provincia, oltre Latina anche Pontinia, Terracina, Fondi e Monte San Biagio. Nell'inchiesta per dei fatti contestati che risalgono al 2014, è emerso che gli stranieri hanno pagato somme di denaro per arrivare in Italia per importi che variano da un minimo di 5mila ad un massimo di 11mila euro.
In una circostanza uno straniero aveva messo da parte dei risparmi vendendo anche un terreno. Nella terza fase dell'inchiesta sono finite anche le dichiarazioni del pentito: Angelo Riccardi che aveva offerto altri elementi. E' emerso che in Italia è entrato un consistente numero di clandestini, utilizzati da diverse aziende tramite una procura falsa di un notaio. In aula quando riprenderà il processo le difese punteranno su una serie di elementi per scardinare le accuse, a partire da un punto chiave sostenuto anche in primo grado: i propri assistiti sono stati raggirati perchè avevano chiesto pochi braccianti e si erano affidati ad un Caf. Il processo riprende il 18 aprile e poi quasi di sicuro è prevista un'altra udienza per la sentenza.