A giugno Leonardo soffierà su tre candeline, oggi gioca con la nonna sul divano e aspetta il pranzo. Sorride, è felice e quando il periodo di isolamento finirà potrà finalmente conoscere altri bambini. E' un piccolo combattente accompagnato, da una squadra di persone eccezionali. Una squadra che ha sempre fatto il tifo per lui fino a quando non è arrivata la notizia più attesa, quella della buona riuscita del trapianto.
Quando Leo è nato, nel 2020, in pieno Covid, i medici gli hanno diagnosticato una malattia molto rara: Rene policistico autosomico recessivo. Vengono avviate le prime cure all'ospedale Bambino Gesù seguite da lunghi periodi di terapia intensiva. Alcuni mesi dopo, ad ottobre subisce un intervento e gli viene asportato un rene, l'altro verrà successivamente embolizzato. Le ripercussioni sono molte anche dal punto di vista cardiaco e polmonare. Contestualmente inizia la dialisi notturna dalle 20 alle 8. Per due anni Leo e i suoi genitori "vivono" con il macchinario. Ma poi, come una luce all'inizio fioca e poi sempre più intensa, la speranza si è accesa. «Per me non è mai stata una decisione non mi sono mai posto la domanda - racconta Pierluigi il papà di Leo - Quando ho saputo di essere compatibile per donare un rene a mio figlio ho iniziato subito a fare di tutto per accelerare i tempi». Una dieta per perdere 30 kg, visite dallo psicologo, dallo psichiatra, assistito sia dal personale del Bambino Gesù che da medici esterni del Gemelli per una doppia valutazione.
«Ogni volta che dovevo fare le analisi - prosegue Pierluigi, per gli amici Ciccio - temevo di non essere più idoneo, ma andavo avanti senza mai fermarmi. I medici pensavano alla salute di mio figlio ma anche alla mia ed hanno considerato accuratamente quali potessero essere i rischi per me sia dal punto di vista fisico che psicologico». Instancabile Jessica, la mamma del piccolo Leo ha imparato ad essere una infermiera, un vero e proprio "genitore caregiver" ma anche il sostegno più importante per la famiglia. Mai un tentennamento nemmeno nei momenti più cupi o quando lavorare non era più possibile. Fondamentale anche l'impegno di Simona Di Resta, Terapista della Neuro e Psicomotricità dell'età evolutiva che conosce Leonardo nel 2021 attraverso il Centro Riability e-Children di Latina . Il suo compito è stato in primis quello di fare sì che il piccolo seguisse le tappe di sviluppo. Un lavoro che ha consentito di "mettere in piedi" Leo, di irrobustirlo soprattutto per quanto riguarda le gambe, un requisito essenziale per sottoporsi al trapianto. E tutto questo in tempi davvero record. A novembre 2022 arriva la prima chiamata per il trapianto ma purtroppo l'intervento salta perchè a seguito delle analisi effettuate al Bambino Gesù, vengono riscontrati due virus alle vie respiratorie al piccolo Leo. L'intervento viene effettuato il 25 gennaio di quest'anno. Pierluigi entra in sala operatoria alle 7.30 del mattino ed uscirà 12 ore dopo. Leo intorno alle 11, l'intervento si concluderà con successo alle 23.15. Si tratta di interventi ovviamente complessi che vengono effettuati al Bambino Gesù solo due volte al mese e che presuppongono l'impiego di due sale operatorie contemporaneamente.
«Anche quando mi stavano operando - racconta Pierluigi - Jessica mi mandava messaggi e quando mi sono svegliato ho potuto ripercorrere tutto quello che era accaduto fino all'ultimo messaggio: "Il nostro piccolo guerriero è uscito dalla sala operatoria e sta salendo da te". Da quel momento per noi è iniziata una nuova vita». Pierluigi indossa la sua maglia preferita, benedetta a Lourdes, il suo recupero non è stato facile ma sia lui che Jessica sono due genitori che mai hanno perso la speranza e che sempre sono riusciti a sorridere. «Anche per i medici la storia di Leo è un miracolo. Vogliamo mandare un messaggio - spiega Pierluigi - ai genitori con bambini disabili. Non chiudetevi in voi stessi, anzi chiedete aiuto, vi stupirete di scoprire quante persone ci sono disposte a gesti di gentilezza e solidarietà che possono fare la differenza quando lo sconforto è tanto. E mi rivolgo anche agli amici di persone che vivono situazioni come la nostra: non lasciate sole le famiglie nei momenti di difficoltà. E ovviamente, storie come la nostra possono davvero fare capire quanto sia importante la tematica della donazione degli organi». Jessica, Pierluigi, i loro familiari, Simona, gli amici che sono rimasti raccontano una storia che parla di speranza, è un prezioso insegnamento il loro ma soprattutto la storia più bella, quella della nuova vita di Leo, piccolo straordinario guerriero.