Miriam Mignano, la trentenne rimasta ferita da due colpi di pistola esplosi da Giuseppe Molinaro, è stata ascoltata ieri mattina dai Carabinieri della Compagnia di Formia, ma il contenuto delle dichiarazioni è stato segretato su disposizione della dottoressa Chiara D'Orefice, il magistrato del Tribunale di Cassino che conduce l'inchiesta. Gli inquirenti hanno raggiunto il reparto di chirurgia d'urgenza del Policlinico Gemelli di Roma già nella mattinata di ieri e hanno ascoltato le dichiarazioni della ferita per diverse ore. Una intera mattinata che è servita agli investigatori per avere un quadro completo della tragica vicenda, nella quale Miriam Mignano è parte lesa, ma che è l'unica testimone dell'omicidio di Giovanni Fidaleo, ucciso da quattro colpi esplosi da Giuseppe Molinaro. Le condizioni della guardia giurata dell'Italpol, come confermato ieri dal fatto che ha potuto rispondere alle domande degli inquirenti, sono in continuo miglioramento ed è probabile che già la prossima settimana, Miriam possa lasciare il nosocomio capitolino, dove si trova dalla sera del 7 marzo scorso e all'interno del quale è stata sottoposta a due interventi chirurgici, per curare le gravi lesioni procurate dai due colpi esploso dall'omicida. La decisione di segretare quanto affermato dalla trentenne di Castelforte, è giustificata dal fatto che quanto riferito dalla donna, sarà confrontato con ciò che ha affermato Giuseppe Molinaro, che, come già riferito, è tornato di nuovo nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere, dopo l'intervento chirurgico effettuato in una clinica del casertano. In sostanza le sue dichiarazioni, poi, verranno messe a sistema con quanto detto dall'autore del delitto, dagli esami balistici, da quanto asserito dalle persone informate sui fatti, da quanto risulterà dai tabulati dei cellulari, acquisiti dai Carabinieri comandati dal maggiore Michele Pascale. Un'operazione molto delicata e particolare, che dovrà stabilire le esatte modalità del sanguinoso episodio e soprattutto le esatte responsabilità. In ballo c'è anche la presunta accusa di premeditazione, che non è stata contestata dalla magistratura di Santa Maria Capua Vetere, che, come è noto, ha trasmesso gli atti ai colleghi del Tribunale di Cassino. In considerazione di ciò il magistrato che conduce l'inchiesta chiederà al Gip della città martire l'emissione di una misura cautelare nei confronti del Molinaro, essendo ora la Procura cassinate competente per territorio. Nei prossimi giorni sarà intenso il lavoro di Carabinieri e A.G., che dovranno mettere tutti i tasselli al posto giusto, per definire i particolari che hanno caratterizzato quel tragico pomeriggio del sette marzo scorso, all'interno dell'albergo Nuova Suio, che, ovviamente, rimane sotto sequestro.