Torna a essere problematica in provincia di Latina la gestione delle donazioni di sangue e plasma da parte dell'Avis. I donatori sono quelli di sempre e continuano ad essere un vanto delle comunità pontine, quello che manca è il supporto della Asl, dunque della Regione, che non riescono a fornire con continuità e regolarità il materiale necessario per il corretto svolgimento delle donazioni. Si tratta di sacche, kit aferesi ed altri presidi sanitari senza i quali l'attività dei centri trasfusionali è bloccata.

Questa situazione si era già verificata nel corso del 2022, quando le donazioni in aferesi erano state interrotte per circa 5 mesi per mancata fornitura del materiale di raccolta, cosa che è tornata a verificarsi nelle ultime settimane. «L'intermittenza nella fornitura di materiale sta causando rallentamenti e in alcuni casi addirittura la sospensione dell'attività di raccolta di plasmaferesi ed eritroplasmaferesi - spiegano all'Avis di Latina - I nostri presidi sono convenzionati con la Asl, unica autorizzata a fornire il materiale ai nostri Punti di Raccolta».

La provincia di Latina, per merito delle sezioni AVIS sparse sul territorio, si è sempre distinta nel circuito trasfusionale, all'interno della Regione Lazio, per il supporto dato nella raccolta di sangue ed emoderivati che ha garantito nel corso degli ultimi decenni non solo l'autosufficienza degli ospedali della nostra provincia, ma ha supportato anche gli ospedali romani fornendo diverse migliaia di sacche di sangue. Dal 2009 è stato inoltre intrapreso un percorso, il primo nel Lazio, che ha portato alcune sedi Avis ad avviare la raccolta di plasma sul territorio in situazione extra-ospedaliera, arrivando a raccogliere circa il 30% di quanto prodotto in tutta la regione.

«La nostra associazione - spiegano ancora all'Avis - è basata sull'impegno di volontari e promuove da anni sul territorio il dono del sangue ed emocomponenti, e questa attività diventa difficile se la fornitura del materiale viene erogata a intermittenza, con la conseguenza che le scorte sono quasi sempre al limite. Una situazione che sta diventando difficile da gestire in termini di programmazione, soprattutto nel giustificare questa situazione ai donatori, che non riescono a comprendere le problematiche e l'incoerenza che ne consegue».
Affinché i centri i donazione dell'Avis possano essere messi nelle condizioni di operare correttamente e con continuità, di promuovere la donazione e di raccogliere i risultati di un lavoro di sensibilizzazione che va avanti da diversi decenni, è necessario che gli enti sanitari e le istituzioni si rendano conto dell'importanza e del valore della donazione volontaria del sangue, ed intervengano subito per garantire - in modo definitivo e duraturo - una stabilizzazione della fornitura dei materiali necessari alla raccolta.