E' arrivata la richiesta di archiviazione da parte della Procura nei confronti di cinque medici residenti in provincia di Latina, indagati a piede libero con l'accusa di falso e tentata truffa ai danni dello Stato. L'ipotesi di reato è nata sulla scorta di una segnalazione anonima che aveva portato la Procura ad esercitare l'azione penale.
A seguito della notifica di chiusura indagini, i professionisti hanno depositato memorie difensive e hanno chiesto anche di essere ascoltati dal magistrato inquirente Antonio Sgarrella per chiarire la posizione e respingere le accuse. Sono difesi nel procedimento penale dagli avvocati Luigi Imperia e Renato Archidiacono.
I medici erano componenti di una commissione che doveva riconoscere l'invalidità e rilasciare indennità a 30 persone che avevano presentato la domanda. Sotto la lente di ingrandimento degli investigatori sono finite le certificazioni; i medici dovevano stabilire se i richiedenti fossero in possesso di tutti i requisiti necessari per avere in un secondo momento delle agevolazioni. In occasione degli accertamenti erano emerse delle irregolarità che hanno indotto la Procura - dopo l'arrivo della segnalazione - a valutare i sospetti. Sotto inchiesta era finito anche il presidente della commissione esaminatrice. «Formavano - è stata la prospettazione della Procura nel capo di imputazione - falsi verbali per il riconoscimento dell'invalidità, inducendo in errore in questo modo l'Inps per procurare un ingiusto profitto». I fatti contestati erano avvenuti a Latina nel giugno del 2019 e gli investigatori avevano acquisito i documenti sulle presunte condotte illecite dei medici.
Il magistrato inquirente due anni fa aveva chiuso l'inchiesta mettendo la parola fine a tutti gli accertamenti. Gli indagati avevano messo in rilievo di essersi comportati in modo corretto e che non vi sono state irregolarità nell'iter della procedura, alla luce anche di una serie di documenti che hanno presentato. Avevano offerto una versione dei fatti pienamente accolta dal pm inquirente che ha chiesto l'archiviazione, non ritenendo che ci fossero i margini per andare a processo. Dalla corposa attività difensiva con il deposito di documenti è emerso che non ci fosse bisogno delle visite in presenza e che non è stata commessa alcuna truffa. La parola adesso passerà al giudice che dovrà decidere su quanto sostenuto dal magistrato inquirente.