Mentre proseguono le indagini dei Carabinieri sui traffici di droga che si nascondono dietro il sequestro dei 17 chili di cocaina trasportati all'interno di un furgone, ieri è stato il giorno più atteso per i due albanesi finiti in manette, A.S. e S.G. di 36 anni e 48 anni, cugini trapiantati da molti anni nel capoluogo pontino, sottoposti all'interrogatorio di convalida. Dopo avere trascorso quattro giorni dietro le sbarre delle camere di sicurezza della caserma Vittoriano Cimmarrusti, ieri sono comparsi entrambi davanti al giudice per le indagini preliminari Giorgia Castriota che ha convalidato gli arresti e ha disposto la custodia cautelare in carcere per entrambi. Assistiti rispettivamente dagli avvocati Italo Montini e Pierluigi Angeloni, hanno risposto alle domande del gip negando le accuse a loro contestate, o meglio scaricano le responsabilità l'uno sull'altro. Ma intanto emergono nuovi dettagli sul contesto nel quale è avvenuto il trasporto della droga.
Le posizioni dei due indagati non sono credibili. Da un lato perché il più grande dei due è il proprietario del furgone, ma è anche l'assegnatario del secchio della raccolta differenziata della città di Latina all'interno del quale erano nascosti i 16 panetti di cocaina da un chilo circa. D'altro canto il cugino più giovane ha ammesso di avere accettato la richiesta dell'altro di aiutarlo a caricare il veicolo commerciale e sedeva alla guida quando i due giovedì erano stati fermati in via Isonzo, per un controllo stradale, dai Carabinieri del Comando stazione di Borgo Grappa. Nel cassone del mezzo c'erano un materasso, alcune buste di rifiuti e appunto il secchio, nel quale i militari hanno trovato la cocaina.