Sono passati 1090 giorni dal rinvio a giudizio che risale al luglio del 2020. Ci sono voluti quasi tre anni per ascoltare il primo testimone del processo Olimpia su cui aleggia la prescrizione. L'inchiesta dei Carabinieri del Nucleo Investigativo di Latina, una tra le più imponenti di sempre con numeri da record (oltre 20 udienze preliminari), nel novembre del 2016 aveva portato all'arresto di imprenditori, professionisti e amministratori. Nelle scorse udienze alcuni reati di natura edilizia sono stati dichiarati già prescritti, restano altri capi di accusa per 29 imputati, su alcuni anche qui c'è l'ombra della prescrizione. A seguito del decreto che dispone il giudizio, tra rinvii e cambi di collegio, ieri pomeriggio si è svolta la prima udienza davanti al pm Giuseppe Miliano titolare dell'inchiesta e al Collegio Penale presieduto dal giudice Francesca Coculo. Per la posizione del notaio Celeste, il suo difensore ha sostenuto che il reato di falsità materiale è prescritto; anche le difese degli altri imputati hanno messo in rilievo che per i propri assistiti i reati sono prescritti. Nel corso della prossima udienza per il 12 settembre sarà tutto più chiaro, ieri intanto ha deposto a lungo un carabiniere del Nucleo Investigativo che si era occupato delle indagini.

«Avevamo intercettato 69 utenze - ha ricordato - ci siamo interessati sia dell'aspetto urbanistico che quello sportivo relativo all'Unione Sportiva Latina Calcio. Tutto è nato da un'interrogazione dove si parlava di illegittimità e poi di anomalie e irregolarità di gestione della piscina comunale. C'era un comparto amministrativo asservito alle indicazioni del deputato Maietta - ha aggiunto il carabiniere - e il sindaco Di Giorgi riceveva indicazioni affinchè lo Stadio venisse potenziato con interventi che erano di competenza del Latina Calcio».

Il testimone ha messo in evidenza che all'epoca in città c'erano degli imprenditori che beneficiavano dei servizi di amministratori e dirigenti. A vario titolo i reati contestati sono per alcuni imputati quello di associazione per delinquere, per altri l'abuso d'ufficio e infine anche il falso in atto pubblico. In materia urbanistica i piani erano stati annullati dal commissario straordinario Giacomo Barbato e gli inquirenti avevano messo in luce i legami tra la vecchia amministrazione comunale di Latina sia con gli imprenditori che con il sodalizio sportivo all'epoca in serie B. Alcuni episodi risalgono al 2012, altri al 2013, gli ultimi al 2014 e sono relativi agli affidamenti diretti di alcune gare da parte del Comune di Latina, travolto all'epoca dallo scandalo. Una parte dell'ordinanza restrittiva di Olimpia era stata annullata dai giudici del Tribunale del Riesame di Roma.

Erano stati tre i filoni dell'inchiesta: oltre a quello dei favori al vecchio Latina Calcio e quello che riguardava i piani particolareggiati approvati direttamente dalla Giunta, gli investigatori avevano scandagliato anche la materia degli appalti. A settembre si riprende. Una parte di Olimpia intanto è davanti alla Corte dei Conti: a fine aprile l'udienza.