La Procura ha chiuso l'inchiesta nei confronti delle sei persone, ritenute le presunte responsabili del reato di riciclaggio, arrestate lo scorso gennaio alle porte di Latina in una capannone a Borgo Montello mentre armeggiavano con alcuni pezzi di auto rubati. L'attività investigativa era stata condotta dal personale della Polizia stradale di Albano insieme ai colleghi di Latina e aveva portato al ritrovamento di molti pezzi di provenienza illecita. L'inchiesta è stata chiusa per Alessandro Adamo, 57 anni, Stephen Emeka Agha, di origine nigeriana, Cornel Balcu, 51 anni di origine romena, Michele Cavacece 50 anni e Alessandro Fabi, 36 anni. L'operazione della Polizia era scattata nell'ambito di un mirato servizio per contrastare i furti di auto. Come contestato dalla Procura, gli imputati hanno smontato alcune auto, rimuovendo tutti i pezzi e le targhe, «compiendo così operazioni tese ad ostacolare l'identificazione della provenienza».

In particolare i veicoli in questione sono: una Audi A1, oggetto di un furto denunciato lo scorso 23 gennaio a Roma e poi una T Cross Volkswaghen anche questa rubata il 16 gennaio sempre a Roma nella zona di Casal Bertone. Gli investigatori hanno accertato che alcuni degli arrestati al momento del blitz stavano lavorando anche su una Mitsubishi Asx oggetto anche questo di un furto commesso a Roma nella zona della Colombo. E poi gli investigatori avevano trovato otto motori risultati associati ad una serie di telai, parte di veicoli oggetto di furti, avvenuti in un preciso arco temporale tra il dicembre del 2022 e il gennaio del 2023. Per gli indagati una volta che è arrivata la notifica dell'avviso conclusione indagini c'è la possibilità di presentare memorie difensive oppure potranno chiedere di essere interrogati. Nel capannone di 1200 metri quadrati dove la Polizia aveva fatto irruzione lo scorso 18 gennaio, c'era di tutto, compresi dei jammer per inibire la localizzazione delle vetture. Dagli accertamenti è emerso che uno degli indagati si era presentato al proprietario della struttura sotto falso nome, optando poi ad un prestanome per il contratto d'affitto e non destare sospetti. In occasione del controllo nel capannone, gli investigatori avevano trovato: chiavi inglesi, cacciaviti, frullini e paranchi alza motore di tipo idraulico. «E' la conferma di un contesto ben organizzato per lo smontaggio delle vetture provento di furto», aveva sottolineato nell'ordinanza il giudice per le indagini preliminari Giuseppe Cario.

Il presunto organizzatore - secondo gli accertamenti degli inquirenti - era Michele Cavacece. Nel magazzino, durante il controllo erano stati ritrovati parti di altri veicoli divisi per tipologia: dai motori agli sportelli alle gomme e tutte le parti che compongono un'auto tranne chiavi, scocca, targhe e parabrezza. I furti sono stati messi a segno in diverse zone di Roma: Prati, Quartiere Trieste, Cinecittà e Tuscolano. Adesso a distanza di tre mesi dal blitz il pm ha tirato le somme.