Le oltre 100 pagine di motivazioni della sentenza sono proporzionate alla complessità del processo e alla gravità delle accuse contestate nei confronti degli imputati del crac Midal, l'azienda travolta da un buco di oltre 60 milioni di debiti e dichiarata fallita nel 2012. Lo scorso gennaio erano state emesse le condanne dal Collegio penale del Tribunale di Latina nei confronti dei presunti responsabili. Adesso novanta giorni dopo la lettura del dispositivo, i giudici ripercorrono il processo, iniziato nel giugno del 2014 e analizzano le condotte che hanno portato al collasso della spa.


La gestione è stata spregiudicata è la sintesi delle motivazioni. «Il sistema nel canalizzare gli incassi dava priorità al pagamento dei debiti che le singole società del gruppo avevano verso la Midal spa e verso la Midal Marketing srl rispetto ai debiti verso l'esterno (ad esempio Erario e fornitori), questo sistema - ha spiegato il Collegio penale nell'incipit delle motivazioni - è cambiato in modo inquietante nell'agosto del 2011 quando la Izzi ha disposto che le somme incassate dai singoli punti vendita non dovevano più all'esito dei singoli versamenti, essere portate dalla società di security in banca per essere versate ma dovevano stare in contanti presso la Midal spa a disposizione dell'amministratore unico. Quest'ultima decisione ha destato le perplessità di una dipendente che si occupava dell'amministrazione della società». I magistrati prendono in esame i rapporti poi burrascosi tra Rosanna Izzi e Paolo Barberini. «I contrasti avrebbero avuto origine nella circostanza che la Izzi non pareva più intenzionata a portare avanti il piano di ristrutturazione voluto da Barberini per come approvato il 27 ottobre del 2009, questa rottura diveniva irreversibile alla fine dell'estate del 2010», ha osservato il Tribunale.