È un quadro decisamente sconcertante quello che si sta componendo intorno alla vicenda della morte di Umberto Musilli, per cui il Giudice per le Indagini Preliminari di Latina Giuseppe Cario ha emesso sette ordinanze di arresto nelle scorse ore.
A lasciare maggiormente sgomenti, oltre al tentativo di occultamento delle vere cause del malore che ha poi portato alla morte del 67enne di Sonnino, ovvero un incidente sul luogo di lavoro, sono gli atteggiamenti avuti dai protagonisti della vicenda e che trapelano dalle carte dell'inchiesta. Lo scorso 23 giugno 2022 infatti, dopo che Musilli era rimasto folgorato, i presenti provarono ad inscenare una caduta dal motorino, spostando la vittima agonizzante, dopo averla sistemata su una tavola, e portandola su strada insieme al suo motociclo per inscenare una caduta.

Il tutto dopo aver scambiato gli stivali bruciati dalla folgorazione, con delle scarpe. Stivali consegnati poi alla famiglia e che hanno fatto scattare i sospetti dei famigliari. Hanno quindi ritardato i soccorsi determinando un aggravamento delle condizioni della vittima . Attraverso le intercettazioni telefoniche, pur consapevole della gravità dei fatti, Sebastiano Dei Giudici, proprietario dell'azienda di logistica dove erano in corso i lavori, affermava di rischiare al massimo qualche condizionale in quanto incensurato.
Magari arresti domiciliari con cui comunque avrebbe potuto continuare a lavorare: "una volta che tengo i domiciliari, a me che c...o me ne importa… io lavoro lo stesso… mi affaccio alloco guagliù… eh?". E così anche dopo la morte di Umberto Musilli, preoccupato di portare a termine i lavori. A carico di Dei Giudici ci sono anche tutte le mancanze legate al suo ruolo di proprietario dell'opera che viene realizzata per suo conto. È lui a presentare la CILA ma non ha designato un coordinatore della sicurezza quindi non c'era un piano sicurezza; non ha verificato l'idoneità tecnico professionale delle imprese e dei lavoratori. I lavoratori Umberto Musilli (classe 1955), Giuseppe Soale (classe 1966) e Alessandro Del Monte (classe 1978) , operavano in nero. Sebastiano Dei Giudici (classe 1975) e Giuseppe Soale, hanno operato nella piena consapevolezza del loro agire illecito tanto da rappresentarsi in anticipo le possibili conseguenze del loro agire. Sempre Dei Giudici apostrofa come "Scemi" gli ispettori Asl che pretendono i documenti: "Questi so scemi de guerra… loro so venuti, mi hanno detto… che documenti c'hai…. Che non c'hai… ma io non tengo niente!". Ammette poi anche di aver omesso di segnalare la presenza nell'area di lavoro di una linea elettrica aerea di alta tensione, da cui è scaturita poi la folgorazione. Nei mesi a seguire poi, Giuseppe Soale chiede al genero, che ha una ditta, di fornirgli i documenti. È lui stesso ad aver reclutato Umberto Musilli e Alessandro Del Monte.