Hanno preso il via ieri mattina gli interrogatori relativi all'operazione Blackout riguardante la morte di Umberto Musilli, il 67enne di Sonnino deceduto per le conseguenze di un incidente sul lavoro avvenuto lo scorso 23 giugno in località La Sassa. Davanti al Giudice del Tribunale di Latina Giuseppe Cario, sono stati ascoltati Sebastiano Dei Giudici e Alessandro Del Monte. Giuseppe Soale non è stato interrogato per gli stessi motivi di salute che ne hanno impedito l'arresto. Sebastiano Dei Giudici si è avvalso della facoltà di non rispondere alle domande del Giudice e il suo avvocato, Alessio Faiola, ha comunque richiesto misure cautelari meno afflittive rispetto alla detenzione in carcere. Alessandro Del Monte, difeso dagli avvocati Ezio e Dino Lucchetti ha invece risposto fornendo una versione dei fatti ben differente rispetto a quella riportata nell'ordinanza del GIP che descrive lo stesso Del Monte come uno di coloro che ha contribuito a spostare Umberto Musilli dal luogo dell'incidente.
Secondo quanto dichiarato durante l'interrogatorio, il 45enne sonninese è stato anche lui investito dallo spettro elettrico della scarica che ha folgorato Musilli tanto da rimanere ferito ad un piede e per causa della scossa, essere caduto all'indietro sbattendo la testa ferendosi anche lì. A testimoniarlo c'è il referto dell'Ospedale di Terracina dove si è recato in seguito per farsi medicare. In seguito alle ferite si è quindi allontanato, non essendo in condizione di riprendere alcuna attività. Ai medici del Pronto Soccorso ha dichiarato una versione differente dell'accaduto per paura di perdere il lavoro. I suoi avvocati hanno quindi chiesto la rimozione delle restrizioni prescritte dall'ordinanza e, in caso contrario, sono pronti al riesame. Gli altri quattro sottoposti invece alla misura degli arresti domiciliari verranno interrogati domani. Continuando ad analizzare l'ordinanza del GIP Giuseppe Cario, spiccano le risultanze degli approfondimenti condotti dal medico legale incaricato dal Tribunale di Latina, dottoressa Maria Cristina Setacci. È lei a sottolineare come il tentativo di depistaggio messo in atto sul cantiere, sia stato effettivamente la causa per cui i danni riportati dalla vittima, hanno poi avuto conseguenze mortali. Spiega la Setacci: "La folgorazione ha determinato alterazioni del ritmo cardiaco, fibrillazione ventricolare... Il cuore non pompa sangue e quindi la fibrillazione ventricolare è una forma di arresto cardiaco. Da luogo a perdita di conoscenza nell'arco di pochi secondi e, se non trattata tempestivamente, ha esiti fatali con perdita di coscienza ed arresto cardiorespiratorio". Due risultano le condotte estremamente gravi già in questa prima fase: aver allertato i soccorsi in ritardo e non aver fornito le informazioni doverose sull'accaduto al fine di permettere al personale del pronto intervento di predisporre i necessari interventi. Se fosse stato chiamato il soccorso subito dopo la folgorazione e se la persona che ha chiamato (Sebastiano Di Giudici) avesse fornito le informazioni dovute, Musilli sarebbe stato rianimato pochi minuti dopo aver riportato la gravissima lesività. La stessa Setacci conclude che, di fronte ad un comportamento corretto in seguito all'incidente: "Musilli sarebbe sopravvissuto con probabilità vicine alla certezza: 95%-96%".