C'è un prima e un dopo. C'è una linea che fa da spartiacque e spezza l'inchiesta. Il prima è lo schema collaudato come lo definiscono gli investigatori con cui si arpionano soldi e regali. «Andava avanti da anni», scrivono gli inquirenti. I ruoli sono ben definiti e gli obiettivi determinati. Anche gli ostacoli e gli imprevisti sono fronteggiati senza freni.

Quando il giudice capisce che sta arrivando la tempesta, informata da un indagato che le comunica della proroga delle indagini, prova a cancellare qualcosa (dice che il cane ha danneggiato il suo telefono). Questo è il dopo e si riferisce ad alcuni fatti avvenuti fino a poche settimane fa. Il giudice Giorgia Castriota si muove in più direzioni: invia suggerimenti sulle dichiarazioni da rilasciare alla Guardia di Finanza, in modo da «neutralizzare la denuncia di Coscione. Il culmine di tutto è quando apprende della dichiarazione di incompetenza territoriale del Tribunale di Latina e alla concreta evenienza di perdere il controllo della gestione delle società sequestrate, e quindi delle proprie entrate economiche contra legem, necessarie per mantenere un tenore di vita evidentemente al di sopra di quello che le proprie finanze permettevano».

Il giudice Castriota parla anche con una componente del Collegio penale del Tribunale di Latina per evitare che ricevuta la domanda di dissequestro del compendio societario da parte di Coscione decida in senso favorevole, dicendo alla collega che «le società coinvolte stanno per fallire». In questo caso passerebbero dall'amministrazione giudiziaria al fallimento senza soluzione di continuità ed è per questo che il giudice si ostina a far mantenere il sequestro.

«Sfrutta il ruolo per lucrare sulle nomine del compagno e di amici, dai quali farsi poi remunerare quale atto dovuto. E' Ferraro il promotore di tutto - annotano gli inquirenti - il coordinatore e l'elemento di unione, il suo coinvolgimento è diretto, ha rapporti con gli indagati e altri professionisti». E' un battitore libero e resta in ombra. «Lo dimostrano le nomine indirette», è riportato nell'ordinanza. Emerge quindi che Ferraro ha sollecitato le liquidazioni in favore dei professionisti raccomandati e ha ottenuto delle utilità. Gli ultimi sviluppi dell'inchiesta sono recenti: risalgono a pochi giorni fa. Il giudice Giorgia Castriota è prudente, perchè Evangelista, anche lui indagato, le comunica che è arrivata la proroga delle indagini. E allora? Abbozza una difesa. La descrive il gip di Perugia: «E' una difesa strenua che fa di se stessa al telefono affermando con gli interlocutori di "non aver preso niente". E potrebbe essere dettata dal fatto di sospettare, come si evince dalla cessazione quasi completa delle comunicazioni telefoniche e dagli accorgimenti adottati nell'incontrarsi di persona e di telefonarsi via Whatsapp, che siano in corso intercettazioni telefoniche a proprio carico, volendo far sentire solo ciò che conviene». E infatti al telefono dice: «Venissero a casa mia, non ho niente, manco un anello. Vorrei capi' che ca....o ci ho guadagnato io». Giovedì mattina l'arresto, la perquisizione nell'ufficio, l'analisi del computer in Tribunale.